Farmaci biosimilari, risparmio per 11 milioni di euro in Toscana: risorse da reinvestire
In Toscana la previsione del risparmio per il Servizio Sanitario Regionale derivante dalla scadenza dei brevetti dei farmaci biologici sarà pari a oltre 11 milioni di euro entro il 2023
La previsione del risparmio per il Servizio Sanitario Regionale in Toscana derivante dalla scadenza dei brevetti dei farmaci biologici sarà pari a oltre 11 milioni di euro entro il 2023. Il dato emerge dallo studio, condotto da Cergas SDA Bocconi e realizzato con il contributo non condizionante di Sandoz, che ha analizzato gli effetti sul mercato della competizione generata dai farmaci biosimilari.
I risultati dello studio
Partendo dalle serie storiche dei dati di consumo e spesa per farmaci biologici a brevetto scaduto o in scadenza entro il 2022, è stato elaborato un modello previsionale, molecola per molecola, dell'impatto che l'avvicinarsi della scadenza ha sul mercato nel corso degli anni. Nell'arco di 4 anni dalla scadenza emerge una riduzione del costo unitario di circa il -13,3% per il primo anno, del -34% per il secondo, del -6,1% per il terzo e del -14,2% per il quarto. Le prossime scadenze brevettuali e il lancio di biosimilari dovrebbero liberare risorse per un ammontare crescente da circa 220mila euro nel 2021 (pari allo 0,4% della spesa prevista in assenza di biosimilari) e fino a 11,4 milioni di euro nel 2023 (pari al 21,9% della spesa prevista in assenza di biosimilari). Lo studio, ha inoltre evidenziato che lo shift verso i biosimilari e la riduzione dei prezzi sono stati più rapidi negli ultimi anni rispetto al passato.
Reinvestimento per ampliare terapie con farmaci biologici
Per Claudio Jommi, Docente della SDA Bocconi e referente scientifico del progetto Cergas, ci possono essere diverse possibili opportunità di reinvestimento: «Le risorse potrebbero essere utilizzate per ampliare il trattamento con farmaci biologici anche per quei pazienti che attualmente sono curati con farmaci tradizionali causa il costo della terapia. Inoltre, si potrebbe reinvestire per migliorare il percorso di cura del paziente, qualora questo rappresenti, più che il costo della terapia, il problema per l'accesso, a cominciare dalla diagnosi precoce della malattia e dal referral ai centri specialistici. Oppure, se non vi fosse un problema di accesso ai farmaci interessati dalle scadenze brevettuali, le risorse potrebbero essere reinvestite nel finanziamento di terapie a valore aggiunto per il sistema sanitario e che non accedono ai fondi ad hoc per i farmaci innovativi».
«Negli ultimi anni è aumentata la fiducia nelle terapie con i biosimilari, come dimostra il rapido aumento dell'utilizzo - commenta Fabio Lena, Direttore Dipartimento del Farmaco presso azienda USL Toscana Sud Est - Sarebbe importante riuscire a fare una programmazione sulla base di queste nuove considerazioni economiche, che sono puntuali e corrette, e a mio avviso ritengo necessario impiegare parte delle risorse liberate per allargare la platea dei pazienti con artrite reumatoide trattati con farmaci biologici. Ma non solo: è assolutamente necessario investire per creare una rete di centri e per garantire una maggiore presenza di specialisti reumatologi sul territorio».
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A cura di Redazione Farmacista33
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