Farmaci generici, Egualia: mercato stagnante in farmacia e ospedale. In 10 anni 26% scomparso da Ue
Il mercato dei farmaci generici-equivalenti è stagnante nel canale farmacia e nel canale ospedaliero. In Europa in 10 anni il 26% dei generici disponibili è scomparso dai mercati
Nel 2022 il mercato italiano dei generici-equivalenti è stagnante: nel canale farmacia hanno assorbito il 22% del totale confezioni e il 14,81% a valori, con una crescita in valore assoluto del numero delle confezioni vendute (1,8mld contro 1,7 del 2021), ma una flessione in termini di incidenza percentuale (- 0,6%) causato dalla crescita maggiore del segmento branded: i cittadini, infatti, hanno speso ancora una volta circa un miliardo di euro di tasca propria per ritirare il brand off patent. L'andamento non varia in ambito ospedaliero dove la spesa registra la predominanza assoluta dei prodotti in esclusiva, titolari dell'86,2% del giro d'affari nel canale contro il 7,8% dei brand a brevetto scaduto e il 6,1% dei generici-equivalenti. Il bilancio arriva dal Rapporto annuale del Centro studi Egualia sul mercato italiano dei farmaci generici. In Europa, intanto è stato lanciato l'allarme per la progressiva sparizione dei medicinali generici dai mercati nazionali dell'Unione: di tutti generici disponibili 10 anni fa, il 26% di questi è scomparso dai mercati europei, in particolare il 33% degli antibiotici
Generici a rischio desertificazione in UE: -26% in 10 anni
Il Rapporto, si legge nella nota diffusa da Egualia, assegna agli equivalenti il 29% del mercato complessivo dei farmaci fuori brevetto contro il 71% detenuto dai brand a brevetto scaduto. A valori il mercato dei generici-equivalenti quota 1,6 miliardi di euro di cui quasi l'82% in Classe A, totalmente rimborsabile dal SSN. L'andamento del mercato nazionale, scrive Egualia, rispecchia tutti i fenomeni già denunciati più volte dal comparto dei produttori europei del settore: l'intera filiera dei farmaci generici è sotto forte pressione, con prezzi spinti al limite della loro sostenibilità e sta sperimentando, rispetto al passato, un un'ancor più rapido consolidamento - non solo a livello di produzione di principi attivi ma anche di prodotti finiti - che rischia di creare ulteriori carenze oltre a quelle già sperimentate nel corso degli ultimi mesi.
Secondo uno studio presentato pochi giorni fa dall'associazione europea del settore, Medicines for Europe, di tutti generici disponibili 10 anni fa, il 26% di questi è scomparso dai mercati europei ed in particolare il 33% degli antibiotici e il 40% dei farmaci antitumorali. Inoltre, più di due terzi (69%) dei farmaci generici ancora sul mercato europeo possono contare attualmente solo su uno o due fornitori: una condizione che rende difficile far fronte ad eventuali nuovi fenomeni di carenza. Ultimo dato - altrettanto drammatico - 20 anni fa l'Europa produceva circa la metà degli ingredienti necessari per produrre i suoi medicinali, mentre ora è scesa a circa un quinto.
Medicines for Europe: scaffali vuoti e varietà limitata
"In tutti i Paesi Ue gli scaffali sono sempre più vuoti, con una varietà limitata di medicinali essenziali forniti da un solo produttore. Questo perché le leggi nazionali tendono a premiare i fornitori di farmaci solo in base al prezzo più basso e ignorano il tema della sostenibilità, che porta rapidamente ad un'industria meno resiliente e catene di approvvigionamento meno solide - spiega Philippe Drechsle (presidente del comitato di produzione e membro del comitato esecutivo di Medicines for Europe). - Le politiche di determinazione dei prezzi a livello nazionale devono prevedere regole di mercato dinamiche, appalti multi-criterio e multi-vincitore, meccanismi di adeguamento dei prezzi legati all'inflazione. L'Europa deve invece puntare su un quadro politico semplificato prevedendo disposizioni sulla sicurezza dell'approvvigionamento e la salvaguardia ambientale industrialmente compatibili, nonché politiche industriali che introducano meccanismi di finanziamento efficienti e competitivi a sostegno della produzione di medicinali in Europa".
Biosimilari: buona performance in Italia
A distinguere l'Italia dagli altri mercati farmaceutici europei è invece la performance dei biosimilari: secondo i dati contenuti nell'ultimo Rapporto del Centro studi Egualia sul mercato italiano dei farmaci biosimilari 2022 le 15 molecole in commercio in versione biosimilare, hanno fatto registrare una crescita del 5% rispetto all'anno precedente, assorbendo il 48% dei consumi nazionali (43% nel 2021) contro il 52% (57% nel 2021) detenuto dai corrispondenti originatori. Di queste, ben 11 sono protagoniste sul mercato nazionale del sorpasso nelle vendite di biosimilare rispetto al biologico originatore, arrivando ad assorbire oltre il 50% del mercato della molecola. Primo in classifica Filgrastim biosimilare (farmaco essenziale per i pazienti in chemioterapia citotossica), i cui biosimilari in commercio hanno assorbito il 97,23% del mercato della molecola a volumi, contro un residuale 2,77% ancora detenuto dal biologico originatore. Seguono a stretto giro gli anticorpi monoclonali Rituximab (95,36% del mercato a volumi) e Infliximab (94,89%), le Epoetine (93,12% del mercato) e Bevacizumab (92,08%). L'analisi del consumo di biosimilari per tutte le molecole con biosimilare in commercio conferma cinque mercati in testa alla classifica. Primi Valle d'Aosta e Piemonte, con una quota di biosimilari pari al 73,6% rispetto al mercato delle molecole di riferimento. Seguono Marche (68,8%), Liguria (61,2%), Sicilia (59%) e Toscana (58,1%). Fanalini di coda Lombardia (25,3%), Sardegna (32,6%) e Calabria (36,4%).
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A cura di Simona Zazzetta
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