farmacisti
03 Ottobre 2025Stipendi fermi, orari pesanti e carenza di personale mettono in crisi le farmacie: cresce il ricorso ai farmacisti “gettonisti”, con rischi per la continuità dei servizi e la prossimità con i cittadini. Giuliano Masina, responsabile del settore farmacie di Confservizi Lombardia fa un'analisi della situazione
La farmacia di comunità vive oggi una crisi silenziosa legata alla carenza di farmacisti, e tra le comunali della Lombardia una su due lamenta carenza di personale qualificato. Un fenomeno che è il risultato di una vera e propria “tempesta perfetta”: da un lato, il calo dei laureati in farmacia – passati dai 5.000 di qualche anno fa a poco più di 4.000 l’anno - e un lavoro “delicato e pesante”, con orari scomodi e retribuzioni pressoché stabili nel tempo. Dall’altro, l’aumento della richiesta di personale dovuto alla deregulation degli orari di apertura e all'apertura dei corner nei supermercati. In questo scenario, molte farmacie ricorrono al farmacista “gettonista”, pratica che ha ripercussioni sulla continuità, sulla qualità dei servizi e sulla tenuta stessa del modello di farmacia di prossimità.
A tracciare un quadro delle criticità, delle motivazioni sottostanti e delle possibili conseguenze per il settore è Giuliano Masina, responsabile del settore farmacie di Confservizi Lombardia, la società che gestisce le 468 farmacie comunali della regione, intervistato da Radio Lombardia. A questo tema, già noto da tempo al settore, uno studio di Confservizi Lombardia, in collaborazione con KPGM, dedicata particolare attenzione.
Nell’analisi, afferma Masina, è stato rilevato che circa metà delle farmacie dichiara una carenza di organico: “Emerge chiaramente come una delle criticità maggiori. La mancanza di personale farmacista nel mercato del lavoro purtroppo è una situazione che si sta portando avanti da diversi anni ma si sta aggravando”. Ed ha ricordato che, se in passato la media di uscita dall’università era di 5.000 laureati, oggi si arriva a stento a 4.000. Questo è un chiaro sintomo che “la professione di farmacista in farmacia non è più attrattiva per le giovani generazioni e questo per diverse motivazioni”.
“Il lavoro in farmacia è delicato è pesante perché la farmacia oltre al ruolo sanitario e di presidio farmaceutico è anche un negozio con tutte le relative criticità gestionali, orari scomodi, turni notturni e festivi a cui vanno aggiunti i turni notturni e festivi, quindi, sicuramente è una professione pesante e delicata”.
C’è poi l’aspetto della retribuzione: “Lo stipendio, a seconda del livello, va dai 1.300 ai 2.000 euro lordi e solo con turni o altre indennità si arriva a valori superiori. L’organico di una farmacia normale prevede un direttore e dei collaboratori e, in funzione anche dell’anzianità di servizio o di eventuali indennità per i turni, i valori retributivi sono quelli. Il problema è che questi livelli retributivi vengono raggiunti subito, all’inizio della carriera lavorativa: un laureato entra in farmacia e arriva immediatamente a queste cifre, ma nel tempo rimangono sostanzialmente gli stessi. Quindi, una professione poco attrattiva anche dal punto di vista retributivo. Questo ha creato un disamore verso la professione e, di conseguenza, nel mercato del lavoro si sconta il fatto di non trovarne”.
A pesare sulla disponibilità di farmacisti sul mercato del lavoro è stata anche la “deregulation rispetto agli orari e l’apertura dei corner nei supermercati. C’è stato un assorbimento, una richiesta di personale farmacista che si è ampliata e, quindi, diminuendo da una parte il numero dei laureati che escono dall’università e aumentando la richiesta e l’assorbimento da parte delle farmacie in tutti i suoi aspetti, si è arrivati ovviamente alla tempesta perfetta” afferma Masina.
La conseguenza diretta della mancanza di farmacisti sta causando “seri problemi nell'organizzazione e nella gestione del servizio”. Tra le possibili soluzioni: allungare i turni del personale dipendente e ricorrere al farmacista libero professionista, o "gettonista", entrambe non senza criticità: “Bisogna allungare i turni di lavoro del personale che rimane in servizio, oppure fare ricorso al farmacista libero professionista, che è una nuova realtà creatasi in questi anni. I cosiddetti gettonisti, infatti, hanno il vantaggio di potersi gestire meglio gli orari di lavoro e di arrivare a retribuzioni enormemente superiori. Per essere chiari: la tariffa professionale di un farmacista libero professionista oggi si aggira intorno ai 40-45 euro l’ora per gli orari giornalieri ordinari. Questo significa una retribuzione fino a tre volte superiore rispetto a quella di un laureato inquadrato con il contratto di categoria. Sono elementi che hanno inciso pesantemente sulla reperibilità e sulla disponibilità di farmacisti in farmacia. Dopo la tendenza ad ampliare gli orari di apertura a dismisura, arrivando perfino alle 24 ore e rinunciando alle chiusure per ferie, ora si sta facendo marcia indietro: molte farmacie sono costrette a ridurre orari e aperture proprio perché non c’è personale dipendente”.
Ma oltre alla poca sostenibilità economica per le farmacie, la deriva della libera professione con prestazioni a Partita IVA non fidelizza il personale alla farmacia e quindi all'utenza: “chi lavora al banco ha la possibilità di rapportarsi con l’utenza in termini quasi intimi, di cura, un po’ come avviene per il medico con i suoi pazienti. Da questo punto di vista, sociale e umano, la professione è sicuramente gratificante. Ma, come può immaginare, il rapporto con l’utenza in qualunque professione è sempre abbastanza impegnativo e difficile da reggere. Se a questo aggiungiamo una remunerazione economica insufficiente e una scarsa gratificazione sul piano della carriera professionale, il quadro diventa ancora più critico”
Nelle farmacie in generale, infine, c’è anche un carico legato alla burocrazia che per le comunali è complicato anche dall'assoggettamento al Codice degli Appalti.
Masina spiega, con un esempio, la gestione degli acquisti: “Per l’acquisto di 100 aspirine il collega che lavora nel privato, con una semplice telefonata, le ordina. Nel pubblico, invece, la stessa operazione richiede atti deliberativi, l’utilizzo di software e programmi telematici, l’impostazione di una gara e l’affidamento con i relativi Cig, i codici di identificazione di gara. È una situazione molto complessa che, nelle farmacie di piccola dimensione prive di una struttura amministrativa di supporto, finisce inevitabilmente per gravare sui pochi farmacisti che ancora lavorano al banco”.
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