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11 Dicembre 2025La collaborazione con farmacisti libero professionisti con Partita Iva è un modello che offre flessibilità, ma richiede attenzione ad obblighi e rispetto di limiti orari per evitare forme di lavoro subordinato mascherato. Un titolare di farmacia condivide la sua esperienza e le indicazioni per non improvvisare

La collaborazione con farmacisti libero professionisti in regime di partita Iva, può rappresentare un modello sostenibile per le farmacie in cui vanno considerati con attenzione aspetti economici, normativi e professionali che la caratterizzano: dai costi e dai risparmi rispetto al lavoro dipendente, agli obblighi di comunicazione alle ASL, fino alla qualità del rapporto collaborativo e all’integrazione nell’organizzazione della farmacia. È la posizione espressa dal titolare di farmacia, Gianluca De Filippis, che da anni integra nel proprio organico professionisti a partita Iva e che invita a guardare a questa modalità senza pregiudizi, ma anche senza improvvisazioni.
Un primo elemento da valutare riguarda i vantaggi organizzativi. Secondo De Filippis, la collaborazione con un professionista esterno consente una maggiore flessibilità nella gestione dei turni e dell’orario di lavoro, riducendo inefficienze e tempi morti: "Per il titolare c’è quello di poter modulare in maniera incisiva gli orari dei colleghi evitando tempi morti negli orari di lavoro e poter coprire anche turni scomodi che non vengono imposti al dipendente tradizionale ma scelti consciamente dalla partita Iva". Un aspetto che, per molte farmacie, può tradursi in un miglior impiego delle risorse e in una più efficace copertura dei servizi.
Sul piano economico, la collaborazione con un professionista autonomo comporta costi immediati più elevati, ma con risparmi significativi sul medio periodo. "Il farmacista a Partita Iva costa di certo di più nell’immediato", osserva De Filippis, "ma se si considerano i risparmi sugli oneri sociali, il Tfr, le malattie, le ferie e i permessi per i dipendenti tradizionali la differenza è poca". La convenienza si lega inoltre alla motivazione del professionista, che "è motivato economicamente a far bene anche perché altresì 'rischia' di vedere interrotto l’impiego dei suoi servizi". Una dinamica che, secondo il titolare, può favorire un clima di responsabilità reciproca e impegno professionale.
La relazione tra titolare e farmacista libero professionista, spiega ancora De Filippis, deve fondarsi su un equilibrio chiaro e rispettoso dei ruoli. "Si sta insieme per scelta reciproca. Ovviamente devono prevalere sempre le linee dell’etica e del rispetto reciproco: per il titolare quello di garantire le ore precedentemente stabilite, per il collaboratore quello di mantenere la parola data salvo situazioni imprescindibili". La collaborazione, dunque, richiede trasparenza, organizzazione e una definizione puntuale degli impegni.
Sul fronte normativo, restano imprescindibili alcuni adempimenti. "Il titolare che decida di avvalersi del farmacista a Partita Iva dovrà attenersi all’obbligo di comunicare mensilmente alla Asl di appartenenza il nominativo e gli orari che il collaboratore avrà svolto presso l’esercizio", precisa De Filippis. Inoltre, il numero di ore svolte dal libero professionista deve essere "limitato" per evitare che "si possa ravvisare l’instaurazione di un rapporto di lavoro occulto e come tale sanzionabile per i mancati adempimenti previdenziali". Un punto cruciale per chi intende adottare questo modello organizzativo.
Dopo anni di esperienza diretta, De Filippis sostiene la necessità di un bilanciamento all’interno dell’organico, evitando soluzioni estreme: "E’ funzionale mantenere il giusto equilibrio con una rappresentanza bilanciata tra colleghi tradizionali e Partita Iva cercando di creare un team armonico dove ognuno con le proprie specificità possa contribuire al buon funzionamento del servizio".
Una scelta che, nella pratica, consente di integrare competenze differenti e preservare continuità nell’attività quotidiana, rispondendo anche alla “difficoltà di reclutamento di collaboratori da assumere a tempo indeterminato, per carenza di nuove vocazioni e criticità contrattuali. Un fenomeno che sta spingendo numerosi titolari ad affidarsi ai farmacisti a Partita Iva, la cui professionalità è diventata preziosa soprattutto nelle realtà urbane dove molte farmacie - in particolare quelle con apertura continuata o notturna - devono garantire coperture orarie e turni che, in molti casi, risultano ormai poco graditi ai collaboratori dipendenti”.
Tuttavia, il tema non può essere separato dal quadro più ampio delle condizioni del lavoro in farmacia e della sostenibilità economica delle farmacie stesse.
L’auspicio, osserva il titolare, è che nelle sedi competenti si arrivi “al rinnovo e alla gratifica contrattuale adeguata dei farmacisti ordinari, per evitare ulteriori fughe dalla professione, visto che gli stipendi non sono attualmente obiettivamente adeguati. Anche se tutto ciò – aggiunge - deve passare attraverso una radicale revisione della distribuzione dei farmaci e della remunerazione dell’intero "sistema farmacia" dopo anni in difficoltà vista l’erosione costante della marginalità”.
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