Solfiti, Efsa: attenzione al consumo eccessivo. Possibili effetti sul sistema nervoso
Gli attuali livelli di utilizzo di anidride solforosa e di solfiti possono destare qualche preoccupazione. Una valutazione aggiornata di Efsa sulla sicurezza di anidride solforosa e dei solfiti (solfito di sodio E221, sodio metabisolfito E223, potassio metabisolfito E224, calcio solfito E226, calcio bisolfito E227 e potassio bisolfito E228), ha confermato che nei casi di assunzione elevata (cioè per quelli che vengono definiti "forti consumatori") potrebbero esserci dei problemi di tossicità. Le nuove indagini però hanno messo in luce anche la necessità di avere dati solidi per confermare l'entità di alcuni effetti sulla salute. Il solfito è presente naturalmente in alcune fonti alimentari come mele, riso, cipolle, cavoli e in bevande come il vino (dove però possono essere utilizzati per arrestare la fermentazione che avviene durante il processo di vinificazione).
L'industria alimentare li usa come additivi con la funzione di conservanti e di antiossidanti in una serie di alimenti, tra cui frutta e verdura secca, prodotti a base di patate, birra e bevande al malto, succhi di frutta, gelatine di frutta, marmellate senape e condimenti vari. E220 e i suoi derivati sono attivi contro muffe e batteri; l'anidride solforosa in particolare ha un'azione selettiva sui lieviti, motivo per cui è usata fin dall'antichità nel trattamento dell'uva e dei mosti, per selezionare lieviti "buoni" da quelli dannosi nella produzione di vino; in alcuni casi hanno un'azione sbiancante perché bloccano l'imbrunimento (ad opera di enzimi ossidanti).
La valutazione di Efsa non è riuscita a stabilire, sulla base dei dati di tossicità in possesso, la dose giornaliera accettabile - DGA - cioè la soglia sotto la quale un apporto quotidiano è sicuro. Sono stati invece calcolati i margini di esposizione (MOE) considerando gli apporti tramite l'alimentazione e la dose associata a effetti neurotossici nei test su animali. Il MOE è il rapporto tra la dose minima alla quale un effetto avverso viene osservato e il livello di esposizione alla sostanza in questione. "Quando ci sono evidenze di effetti nocivi, ma non sufficienti a confermare il quantitativo di sicurezza, il MOE ci indica la probabilità o meno che le assunzioni attuali siano dannose" ha detto Maged Younes, presidente del gruppo di esperti EFSA sugli additivi alimentari e gli aromi (gruppo FAF). Nel caso dei solfiti un rapporto al di sotto di 80 potrebbe indicare un problema di sicurezza. I MOE calcolati erano inferiori a 80 per i forti consumatori di tutte le fasce della popolazione, tranne che per gli adolescenti. Ciò significa che gli apporti stimati per questi consumatori potenzialmente superano il quantitativo che sarebbe ritenuto sicuro ovvero fino al 12,5% per i bambini (tra 3 e10 anni) e fino al 60% per gli adulti. Gli esperti hanno trovato evidenze di possibili conseguenze nocive sul sistema nervoso centrale, ad esempio una risposta ritardata delle cellule nervose agli stimoli. Già nel 2016 Efsa aveva stilato una valutazione fissando una DGA di gruppo temporanea di 0,7 milligrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno, in attesa di nuovi dati che, però, ad oggi sono ancora insufficienti. Efsa ha tuttavia ribadito l'importanza di avere dati per approfondire l'indagine, tenendo in considerazione anche i problemi di ipersensibilità o di intolleranza di alcuni consumatori, particolarmente sensibili a questi composti.
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