Salute benessere
25 Gennaio 2024 Quindici anni di profilassi a base di sale iodato hanno portato la popolazione italiana ad avere livelli di iodio sufficienti, in tutte le fasce di età. L’unica eccezione rimane la donna in gravidanza
Quindici anni di profilassi a base di sale iodato hanno portato la popolazione italiana ad avere livelli di iodio sufficienti, in tutte le fasce di età. L’unica eccezione rimane la donna in gravidanza per la quale potrebbero esserci ancora delle preoccupazioni, visto l’aumentato fabbisogno per soddisfare le esigenze fetali. Sono le conclusioni a cui è giunto lo studio, coordinato dall’IIS e da Osnani, il suo Osservatorio Nazionale per il Monitoraggio della Iodoprofilassi in Italia, che ha valutato l'efficienza, l'efficacia e i possibili effetti avversi, come per esempio l’aumento dell'insorgenza di autoimmunità tiroidea e ipertiroidismo, del programma nazionale di profilassi iodica.
Il programma di profilassi previsto dalla legge 55/3005 ebbe inizio nel 2005, nonostante la disponibilità di questo tipo di sale risalga al 1972. Per legge, lo iodio viene aggiunto al sale grosso e da cucina in misura di 30 mg/kg sotto forma di potassio iodato. È poi previsto l’obbligo per la ristorazione commerciale e per quella collettiva (ristoranti, bar, pizzerie, mense, sia aziendali che scolastiche) di mettere a disposizione anche sale iodato, così come è previsto che ci sia sempre l’alternativa iodata nei punti di vendita e che a questa siano riservati spazi sugli scaffali ben visibili. È possibile (non è un obbligo) usare sale iodato nell'industria alimentare, ma non sono contemplate sanzioni economiche in caso di mancato rispetto della legge.
Lo iodio è necessario per la sintesi degli ormoni tiroidei, essenziali per la crescita, lo sviluppo e il metabolismo. La carenza nutrizionale può portare a una compromissione della funzione tiroidea e della funzione mentale, gozzo ed è associata ad aborto spontaneo e mortalità perinatale. L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda a tutti i paesi l’arricchimento in iodio del sale da tavola, come strategia preferenziale, di facile attuazione ed economicamente sostenibile.
La prima indagine OSNAMI condotta sulle scolaresche italiane pochi anni dopo l'approvazione della legge (2007-2012) aveva raccolto dati regionali che indicavano solo una parziale sufficienza di iodio in Liguria, Toscana, Sicilia, ma non nelle altre 6 regioni prese in esame (Piemonte, Lombardia, Veneto, Molise, Puglia e Calabria); la prevalenza del gozzo (range, 6%-9%) era superiore alla soglia del 5% nelle 6 regioni che fornivano dati sull'ecografia tiroidea (Liguria, Emilia Romagna, Marche, Toscana, Calabria e Sicilia), mentre risultò che la carenza di iodio era più diffusa nelle aree rurali che in quelle urbane.
Venendo alla situazione attuale, lo studio pubblicato di recente riporta le conclusioni di un’indagine condotta dal 2015 al 2019, a livello nazionale, sull’uso del sale iodato in un campione di 164.593 adulti e in 998 mense scolastiche. Nel campione più giovane (4233 scolari tra 11 e 13 anni) è stata valutata anche la concentrazione di iodio urinario, la prevalenza del gozzo e l'ipoecogenicità tiroidea all'ecografia, che è un indicatore indiretto di autoimmunità tiroidea. Sono stati analizzati i valori di TSH neonatale di 197.677 neonati sottoposti a screening in diverse regioni rappresentative, per indagare la percentuale di valori di TSH >5,0 mIU/L, marcatore utilizzato per lo screening dell’ipotiroidismo congenito e utile per valutare l’apporto di iodio in gravidanza; mentre i dati sulle prescrizioni di metimazolo (farmaco utilizzato per il controllo dell’ipertiroidismo, poiché riduce la produzione di ormoni tiroidei) sono stati analizzati come indicatori indiretti di nuovi casi di ipertiroidismo.
“I dati suggeriscono che quindici anni di promozione dell’uso di sale iodato hanno significativamente migliorato la nutrizione iodica nella popolazione portando ad una minor frequenza delle patologie legate alla carenza nutrizionale di iodio e dimostrando che il programma di iodoprofilassi nel nostro Paese è sicuro” ha commenta Antonella Olivieri, responsabile scientifica dell’OSNAMI.
Sembra che l’abitudine a scegliere un sale arricchito si sia radicata. La prevalenza dell'uso del sale iodato è stata del 71,5% nella popolazione adulta e del 78% nelle mense scolastiche. Nei bambini in età scolare sono state osservate una concentrazione urinaria mediana di iodio di 124 μg/L, una prevalenza di gozzo del 2,2% (quindi ben inferiore alla soglia del 5% sopra la quale questa patologia viene definita endemica) e una prevalenza di ipoecogenicità tiroidea del 5,7%. La percentuale di valori neonatali di TSH >5,0 mIU/L è risultata ancora superiore (5,1%) alla soglia del 3,0% dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (sebbene più bassa che in passato), mentre le prescrizioni di metimazolo hanno mostrato una riduzione del 13,5%.
Dai risultati si può quindi riepilogare che:
- l’Italia è risultata ‘iodosufficiente’, nonostante la progressiva riduzione del consumo di sale, che è maggiore al Nord, nelle donne e nelle persone con un maggior status socioeconomico;
- l’utilizzo del sale iodato è risultato sicuro, con una bassa frequenza di autoimmunità tiroidea in età scolare e di ipertiroidismo in tutta la popolazione.
De Angelis et al. Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, 2024
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