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10 Dicembre 2024Un nuovo studio italiano, pubblicato su Nutrients, mostra che l'integrazione di micronutrienti specifici può migliorare significativamente l'acuità visiva e modulare i parametri infiammatori nei pazienti affetti da degenerazione maculare senile neovascolare
La degenerazione maculare senile neovascolare (nAMD) è una delle principali cause di perdita della vista negli anziani. Nonostante i progressi delle terapie anti-VEGF, persistono difficoltà nel rallentare la progressione della malattia e migliorare la qualità di vita dei pazienti. Un recente studio propone un approccio innovativo basato sull'integrazione di micronutrienti, mirato ad avere un effetto positivo sia sulla retina che sul microbiota intestinale.
Una nuova teoria suggerisce che il microbiota intestinale, attraverso i suoi metaboliti e l'interazione con il sistema immunitario, possa influenzare la salute oculare. Alterazioni nel microbiota intestinale (note come disbiosi) sono state associate a una maggiore infiammazione sistemica e a un aumento della permeabilità intestinale, che consente a metaboliti tossici e prodotti microbici di entrare nel flusso sanguigno e influire negativamente sui tessuti oculari.
Lo studio in esame ha evidenziato che i pazienti con nAMD mostrano una riduzione della diversità microbica intestinale (diversità alfa) e alterazioni specifiche nella composizione batterica. Questi cambiamenti comportano una riduzione di batteri benefici produttori di acidi grassi a catena corta (SCFA) e un aumento di metaboliti pro-infiammatori come gli acidi ottanoico e nonanoico, noti per il loro impatto negativo sulla retina.
I ricercatori hanno così condotto un trial clinico randomizzato, coinvolgendo 30 pazienti con diagnosi di nAMD naïve (ossia non precedentemente trattati) e un gruppo di controllo di 15 soggetti sani, per testare l'efficacia di una combinazione di micronutrienti, tra cui luteina, zeaxantina, vitamina C, vitamina E, zinco e zafferano, somministrati per sei mesi insieme a trattamenti anti-VEGF. Prima e dopo l'intervento, sono stati raccolti campioni di sangue e feci per analizzare parametri biochimici e composizione microbica. Parallelamente, sono stati effettuati esami oculistici per valutare l'acuità visiva (misurata come logMAR) e la struttura retinica mediante tomografia a coerenza ottica (OCT).
I risultati mostrano che i pazienti trattati con micronutrienti hanno ottenuto un miglioramento significativo dell'acuità visiva, con la mediana del logMAR ridotta da 0,52 a 0,30 (p = 0,012), mentre il gruppo di controllo non ha registrato variazioni rilevanti. Inoltre, si è osservata una riduzione significativa degli acidi grassi proinfiammatori a catena media (MCFA), come esanoico (p = 0,037) e iso-esanoico (p = 0,005), nel gruppo trattato. Entrambi i gruppi hanno evidenziato una riduzione dello spessore retinico all'OCT, ma il gruppo trattato ha mostrato una maggiore stabilità e un miglioramento visivo grazie all'integrazione nutrizionale.
Sebbene i risultati di questo studio siano incoraggianti, ulteriori ricerche sono necessarie per confermare i benefici a lungo termine dell'integrazione e per approfondire il ruolo del microbiota nell'asse intestino-retina. Questo approccio rappresenta comunque un'importante innovazione nella gestione della nAMD, aprendo nuove prospettive per interventi terapeutici più personalizzati
Fonte:
https://www.mdpi.com/2072-6643/16/22/3971
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