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30 Settembre 2024Nonostante l’infezione da Hiv sia ormai una patologia cronica, tale condizione viene vissuta con disagio da buona parte dei pazienti. Parte da Milano la campagna di comunicazione Vhivian
Sono 120.000 gli italiani che convivono con l’Hiv e 2.000 le nuove infezioni ogni anno, anche se la cifra è sottostimata. L’incidenza di 3,2 nuovi casi per 100.000 residenti pone l’Italia al di sotto della media osservata tra i Paesi dell’Europa occidentale e dell’Unione Europea (5,1 nuove diagnosi per 100.000 residenti). Inoltre, nel 2022 sono stati diagnosticati 403 nuovi casi di Aids, pari a un’incidenza di 0,7 nuovi casi per 100.000 residenti. A livello globale nel 2023, circa 630.000 persone sono decedute per malattie Aids-correlate, rispetto ai 2,1 milioni di persone nel 2004 e 1,3 milioni nel 2010.
Per rispondere ai bisogni non ancora soddisfatti delle persone che vivono con Hiv e per dedicare più tempo al dialogo medico-paziente nasce Vhivian, la campagna di comunicazione promossa da ViiV Healthcare, azienda focalizzata al 100% sulla ricerca di trattamenti contro l’Hiv, con la collaborazione di Edra. Il progetto è stato presentato a Milano durante la giornata di apertura della trentottesima edizione del MiX Festival Internazionale di Cinema LGBTQ+ e Cultura Queer.
Combattere lo stigma
L’Hiv è ormai da considerarsi una malattia cronica. Nelle principali linee guida di gestione della patologia, gli inibitori dell’integrasi di seconda generazione rappresentano la classe farmacologica maggiormente raccomandata, spesso presente nelle co-formulazioni di farmaci antiretrovirali al fine di facilitare l’adesione del paziente alle cure. Tuttavia, in Italia, solo il 58,2% delle persone con Hiv sono in trattamento con un inibitore dell’integrasi di seconda generazione in una formulazione tale da permettere l’assunzione una volta al giorno, e solo il 51% dei pazienti si dichiara soddisfatto dell’attuale regime terapeutico; il 38% vorrebbe essere maggiormente informato dal proprio medico sui nuovi farmaci disponibili; il 30% desidererebbe un dialogo più approfondito con il proprio medico curante.
«Non bisogna banalizzare il problema», sottolinea anche Andrea Gori, ordinario di Malattie infettive all’Università di Milano e direttore del dipartimento di Malattie infettive presso la Asst Fatebenefratelli Ospedale Sacco, «la vita del paziente cambia radicalmente, si tratta di assumere una compressa al giorno per tutta la vita. Molti di essi non accettano la malattia, nonostante sappiano che non esiste più il rischio di trasmetterla, nemmeno attraverso i rapporti sessuali. Se il grado di soddisfazione dei pazienti supera appena il 50% vuol dire che c’è ancora molto da lavorare».
La parola d’ordine, anche in questo caso, è “mettere il paziente al centro”; e, al tempo stesso, combattere lo stigma che accomuna i pazienti con Hiv a quelli, per esempio, oncologici o psichiatrici. Lo ribadisce Antonella Castagna, primaria dell'Unità di malattie infettive al San Raffaele di Milano e direttrice della Scuola di specializzazione in Malattie infettive e tropicali all’Università Vita-Salute: «Il rapporto medico-paziente è ben lontano dall’essere ottimale. Permane uno stigma del quale il paziente stesso non si rende conto pienamente. Questo stigma non è raccontato e per aiutare il paziente a superare questa condizione occorre una strategia comune. Da questo punto di vista, ritengo che l’assistenza debba essere fornita non solo dal medico ma da un team multidisciplinare composto anche da infermieri e amministrativi della struttura sanitaria».
Favorire il dialogo con il medico
Fulcro della campagna Vhivian saranno i contenuti relativi alla conversazione con il clinico: le persone con Hiv avranno a disposizione degli spunti per intraprendere un dialogo più efficace con il proprio medico, per una maggiore condivisione delle proprie esigenze e per iniziare un percorso di gestione della terapia più personalizzato. La campagna potrà contare anche su una serie di contenuti informativi come video, articoli, infografiche, banner, post, poster e opuscoli all’interno degli studi medici. «Con il lancio di questa nuova iniziativa, spiega Vincenzo Palermo, vice presidente e general manager, hub Italia e Paesi Bassi di ViiV Healthcare, «tentiamo auspicabilmente di nutrire il colloquio medico-paziente di più tempo, ponendo l'accento sull'importanza di un dialogo aperto, empatico e basato sulla condivisione continuativa delle esperienze e dei bisogni del paziente. Un progetto per far sì che l’innovazione possa essere goduta appieno dalle persone con HIV, ingrediente imprescindibile del loro benessere a lungo termine».
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