Asma
15 Novembre 2024Presentato In Regione Lombardia un nuovo Percorso diagnostico terapeutico assistenziale che mira a superare la gestione compartimentale della patologia nel paziente affetto da asma grave, favorendo la multidisciplinarietà e l’integrazione tra figure professionali ospedaliere e territoriali
Secondo i dati forniti dal ministero della Salute, in Italia il 5% della popolazione, circa 3 milioni di individui, soffre di asma bronchiale. Tra questi, il 10% manifesta una forma grave della malattia, corrispondente a circa 300.000 persone. L’87% dei pazienti asmatici presenta almeno una comorbidità, mentre il 77% ne presenta almeno due. Per quanto riguarda invece la Lombardia gli asmatici gravi sono 50/60.000.
E proprio in Regione Lombardia è stato presentato un nuovo Pdta (Percorso diagnostico terapeutico assistenziale) che mira a superare la gestione compartimentale della patologia nel paziente, favorendo la multidisciplinarietà e l’integrazione tra figure professionali ospedaliere e territoriali.
Ampliare l’accesso alle cure più innovative
«L’asma colpisce molto spesso una popolazione giovane e ha un importante impatto sulla salute e sulla qualità della vita. Per questo, con l’obiettivo di poter offrire a tutti i pazienti che ne hanno bisogno tutte le possibili opzioni terapeutiche, è stato sviluppato un percorso multidisciplinare che dal territorio possa permettere l’identificazione dei pazienti con asma grave suscettibili di terapie con i nuovi farmaci biologici. Le nuove terapie, infatti, hanno radicalmente cambiato la storia naturale della malattia e rappresentano un importantissimo passo avanti nella terapia di questa patologia», spiega Sergio Harari, presidente Regione Lombardia Associazione italiana pneumologi ospedalieri, Direttore Scientifico del Centro Studi AIPO - ITS / ETS. «Si è fatto un percorso che ha coinvolto specialisti diversi, associazione di pazienti, società scientifiche, e credo che questo rappresenti un patrimonio che vada implementato attivamente e che possa aiutare sia i medici nella loro pratica clinica, dal medico di medicina generale allo specialista che lavora in strutture periferiche, sia soprattutto i pazienti ad avere un adeguato approccio terapeutico e diagnostico, in modo che nessuno rimanga indietro».
«Il percorso che è stato preparato sull’asma grave ha la prerogativa di essere multisciplinare, quindi di coinvolgere una serie diversa di specialisti, sia ospedalieri che territoriali, ma anche figure che vanno al di là della professione medica», aggiunge Pierachille Santus, presidente regionale per la Lombardia della Società italiana di pneumologia, docente di Malattie respiratorie all’Università di Milano e direttore UOC Pneumologia all’Ospedale Sacco. «Questo per favorire una migliore visione della situazione della realtà dell’asma, in modo tale da poterla gestire nel miglior modo assoluto. L’asma grave non è frequente e nemmeno irrilevante, quindi il ruolo di tutti è quello di riuscire a identificare i pazienti che sono affetti da asma grave e inserirli in un percorso ancora multisciplinare che permetta una corretta diagnostica e una successiva adeguata gestione terapeutica, perché i pazienti con asma grave oggi hanno la possibilità di avere delle terapie molto efficaci che sono le terapie biologiche, che però implicano una diagnostica più sofisticata. Infine, L’integrazione ospedale-territorio prevista dal Pdta ha anche l’obiettivo di creare un percorso virtuoso che possa favorire la diagnosi, la cura, il follow-up e una migliore aderenza alle terapie».
In effetti il Pdta prevede anche il coinvolgimento dei farmacisti territoriali, nel monitoraggio dell’aderenza terapeutica, e i medici di medicina generale nel ruolo di professionisti in grado di intercettare sul territorio i pazienti affetti da asma grave - la malattia è notevolmente sottostimata - e indirizzarli nel caso agli specialisti.
«L’innovazione terapeutica apre nuovi percorsi di cura, ma è essenziale che anche a livello nazionale si crei un coinvolgimento e uniformità intorno a questi percorsi. In Lombardia ci sono una decina di centri regionali coinvolti e con l’impegno di tutti gli attori vogliamo creare un modello valido per il Sistema Sanitario Nazionale», dichiara Emanuele Monti, presidentedella IX Commissione permanente - Sostenibilità sociale, casa e famiglia di Regione Lombardia
Un lavoro di équipe
«L’impegno delle associazioni di pazienti più strutturate come Respiriamo Insieme e APACS che hanno collaborato alla stesura di questo documento, è far comprendere l’opportunità che esse rappresentano per il sistema socio-sanitario, regionale e nazionale», dichiara Simona Barbaglia, presidente dell’Associazione Respiriamo Insieme. «Questo documento è il risultato di un lavoro di rete virtuoso che abbraccia tutti gli stakeholder, con l’unico obiettivo di tracciare un percorso chiaro ed efficace per rendere meno complicata la quotidianità delle persone affette da questa patologia, affinché con una diagnosi tempestiva, una corretta presa in carico multidisciplinare e l’avvio di una giusta terapia per controllare i sintomi, si possa restituire loro una qualità di vita dignitosa».
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