Politica sanitaria
06 Maggio 2025La Fondazione Gimbe pubblica l’analisi dei risultati raggiunti e delle criticità che ostacolano la riforma dell’assistenza territoriale. In particolare sullo stato di avanzamento di Case e Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e Fascicolo Sanitario Elettronico
A circa anno dalla scadenza fissata per il giugno 2026, la realizzazione della Missione 6 Salute del PNRR continua a procedere a rilento, in particolare su due aspetti della riforma dell’assistenza territoriale: le Case della Comunità e il Fascicolo Sanitario Elettronico. Secondo il monitoraggio della Fondazione Gimbe, al 20 dicembre 2024 solo il 2,7% delle 1.717 Case della Comunità previste risulta pienamente operativo, con presenza sia medica che infermieristica. Mentre per il Fascicolo Sanitario Elettronico nessuna Regione, al 30 novembre 2024, ha disponibili tutte le 16 tipologie documentali previste, e appena il 42% dei cittadini ha espresso il consenso alla consultazione da parte dei professionisti del SSN. Scadenza rispettata (31 marzo 2025), invece, sul raggiungimento del target "Nuovi pazienti che ricevono assistenza domiciliare (terza parte)", che prevedeva un ulteriore incremento dei pazienti over 65 assistiti a domicilio. L’Osservatorio Gimbe sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN) prosegue il monitoraggio indipendente sull’attuazione della Missione Salute del PNRR, analizzando i risultati raggiunti e le criticità che ostacolano la riforma dell’assistenza territoriale, con l’obiettivo di fornire ai cittadini un quadro oggettivo, al riparo da strumentalizzazioni politiche.
“Al di là del rispetto delle scadenze formali – afferma Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione - a poco più di un anno dalla rendicontazione finale, la riforma dell’assistenza territoriale e l’attuazione del Fascicolo Sanitario Elettronico procedono decisamente a rilento, con marcate diseguaglianze tra le Regioni”
“Anche se non incidono direttamente sull’erogazione dei fondi del PNRR – spiega Cartabellotta – gli step intermedi vanno monitorati con attenzione, perché ritardi accumulati oggi potrebbero compromettere il rispetto delle scadenze europee di domani”.
Per il periodo 2021-2025 risultano raggiunti tutti i target previsti: in particolare, al 31 marzo quello sull’assistenza domiciliare che prevede un ulteriore incremento dei pazienti over 65 da trattare in assistenza domiciliare, al fine di raggiungere la soglia della presa in carico del 10% della popolazione in quella fascia di età.
“Persistono grandi disparità regionali, sia nel numero di assistiti a domicilio, sia nella tipologia di servizi offerti”. Secondo il Report Agenas sul monitoraggio del DM 77 – aggiornato a dicembre 2024 – solo Molise, Provincia Autonoma di Trento, Umbria e Valle D’Aosta garantiscono in tutti i distretti sanitari gli 8 servizi previsti: nelle altre Regioni le principali carenze riguardano l’assistenza del medico e del pediatra di famiglia, l’assistenza specialistica, i servizi socio-assistenziali e la fornitura di farmaci e dispositivi.
A tre anni dall’adozione del DM 77, la riforma dell’assistenza territoriale procede a rilento, con forti diseguaglianze tra le Regioni, in particolare nell’attivazione e nella piena operatività delle Case della Comunità e degli Ospedali di Comunità. “Il potenziamento dell’assistenza territoriale – afferma Cartabellotta – è la chiave per decongestionare ospedali e pronto soccorso e garantire una reale sanità di prossimità. Tuttavia, i dati ufficiali trasmessi dalle Regioni dimostrano che nonostante i fondi già stanziati, il ritmo resta inaccettabilmente lento”.
Secondo i dati elaborati dalla Fondazione a partire dal Report Agenas sul monitoraggio del DM 77, aggiornati al 20 dicembre 2024, su 1.717 Case della Comunità (CdC) previste, per 1.068 (62,2%) le Regioni non hanno dichiarato attivo alcun servizio tra quelli previsti dal DM 77; per 485 strutture (28,2%) è stato dichiarato attivo almeno un servizio e solo per 164 (9,6%) tutti i servizi obbligatori sono stati dichiarati attivi. Di queste ultime, tuttavia, soltanto 46 (2,7% del totale) risultavano pienamente operative, cioè con presenza sia medica che infermieristica. Solo quattro Regioni superano il 50% di CdC con almeno un servizio dichiarato attivo.
Al 20 dicembre 2024, dei 568 Ospedali di Comunità previsti, solo 124 (21,8%) risultano avere almeno un servizio attivo per un totale di quasi 2.100 posti letto. Le Centrali Operative Territoriali (COT), strutture essenziali per coordinare la presa in carico dei pazienti e integrare l’assistenza sanitaria e sociosanitaria, risultano attivate in tutte le Regioni: su 650 COT programmate, 642 risultavano pienamente funzionanti, di cui 480 hanno contribuito al raggiungimento del target europeo.
Il cronoprogramma del Fascicolo sanitario elettronico 2.0 pilastro della trasformazione digitale del SSN, che con un investimento da 1,38 miliardi di euro punta a creare un ecosistema digitale in grado di garantire accesso, condivisione e interoperabilità dei dati sanitari su tutto il territorio nazionale, ha già subìto ritardi.
La piena interoperabilità nazionale, inizialmente prevista per giugno 2024, è stata posticipata a dicembre 2024, mentre la digitalizzazione nativa dei documenti è attesa per giugno 2025.
“Senza la piena operatività del FSE su tutto il territorio nazionale e senza il consenso dei cittadini alla consultazione dei documenti – avverte Cartabellotta – rischiamo di centrare i target solo sulla carta per incassare i fondi, ma di lasciare la digitalizzazione del SSN incompiuta, frammentata e inefficace”.
Al 30 novembre 2024 nessuna Regione ha reso disponibili tutte le 16 tipologie di documenti previste dal DM 7 settembre 2023. Il grado di completezza varia sensibilmente tra le Regioni: si va dal 94% di Lazio, Piemonte e Sardegna al 63% di Marche e Puglia.
Inoltre, solo il 42% dei cittadini ha espresso il consenso alla consultazione del FSE da parte di medici e operatori del SSN, con forti disomogeneità regionali: dall’1% in Abruzzo, Calabria, Campania e Molise all’89% in Emilia-Romagna. Tra le Regioni del Sud, solo la Puglia supera la media nazionale (42%) con un tasso di adesione del 71%. “La scarsa adesione da parte dei cittadini – spiega il Presidente – soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno, è un segnale preoccupante di sfiducia nella sicurezza dei dati personali e nella reale utilità del FSE”.
Se l'articolo ti è piaciuto rimani in contatto con noi sui nostri canali social seguendoci su:
Oppure rimani sempre aggiornato in ambito farmaceutico iscrivendoti alla nostra newsletter!
POTREBBERO INTERESSARTI ANCHE
09/05/2025
Walter Farris, presidente dell’Associazione Distributori Farmaceutici (ADF), esprime grande soddisfazione per la proposta del Sottosegretario Gemmato per la proposta di un Testo Unico sulla...
A cura di Redazione Farmacista33
09/05/2025
All’indomani dell’elezione di Papa Leone XIV, arrivano gli ufficiali dal mondo sanitario e delle professioni
A cura di Redazione Farmacista33
08/05/2025
Al convegno promosso da Gemmato alla Camera, Schillaci chiede una riforma europea che non rallenti l’innovazione. Tra le priorità: un Testo unico normativo, più risorse per la spesa farmaceutica...
A cura di Redazione Farmacista33
08/05/2025
Gemmato annuncia una legge delega per omogeneizzare la normativa del settore. La Fofi sostiene l’iniziativa: “Norme chiare e coerenti per una sanità più vicina ai cittadini”
A cura di Redazione Farmacista33
©2025 Edra S.p.a | www.edraspa.it | P.iva 08056040960 | Tel. 02/881841 | Sede legale: Via Spadolini, 7 - 20141 Milano (Italy)