oncologia
29 Novembre 2024Uno studio recente, pubblicato da JAMA Oncology, ha evidenziato che smettere di fumare entro sei mesi dalla diagnosi di cancro non solo riduce significativamente il rischio di mortalità, ma aumenta la sopravvivenza mediana fino a quasi due anni rispetto ai fumatori che persistono nell'abitudine
Il fumo, come ben noto, non solo aumenta il rischio di mortalità generale, ma aggrava il decorso oncologico, incidendo sulla progressione della malattia e sulla probabilità di sviluppare nuovi tumori primari legati al tabacco. Questi effetti sono stati osservati trasversalmente nei tumori più comuni, come quelli al polmone, alla mammella e alla testa e collo. Un nuovo studio ha dimostrato che un intervento tempestivo con programmi di cessazione del fumo può migliorare in modo significativo la sopravvivenza, offrendo una prospettiva di speranza concreta nella battaglia contro il cancro.
Lo studio è stato condotto su una coorte prospettica di oltre 4.500 pazienti che hanno partecipato al Tobacco Research and Treatment Program (TRTP) del MD Anderson Cancer Center tra il 2006 e il 2022. I partecipanti hanno ricevuto supporto attraverso sessioni di consulenza comportamentale individuale, volte a rafforzare la motivazione e a gestire i trigger del fumo, integrate con l'uso di farmaci come la vareniclina, il bupropione e terapie sostitutive alla nicotina, tra cui cerotti, gomme e pastiglie. Questa combinazione di supporto psicologico e farmacologico ha dimostrato un'efficacia superiore rispetto agli interventi standard, fornendo un modello di riferimento per programmi simili.
I risultati dello studio rivelano un quadro estremamente chiaro. Smettere di fumare entro tre mesi dall'inizio del trattamento riduce il rischio di mortalità del 25% e si traduce in una sopravvivenza al 75° percentile di 3,9 anni, rispetto ai soli 2,1 anni dei fumatori persistenti. Anche chi smette entro sei mesi dalla diagnosi beneficia di un rischio di mortalità inferiore al 21%, un effetto che tuttavia diminuisce progressivamente con il passare del tempo. La tempestività, dunque, emerge come un fattore determinante. A dieci anni dalla diagnosi, il 77% dei pazienti che ha smesso di fumare è ancora in vita, contro il 73% di chi ha continuato a fumare. I dati mostrano, inoltre, che i tassi di astinenza a tre, sei e nove mesi oscillano tra il 42% e il 36%, valori significativi considerati la difficoltà nel modificare un comportamento radicato come il tabagismo.
Oltre il 95% delle sessioni si è svolto tramite telemedicina, eliminando le barriere legate alla distanza o agli impegni personali dei pazienti, e garantendo un accesso agevole e continuo al trattamento. Questa metodologia innovativa ha permesso di personalizzare gli interventi, adattandoli alle esigenze e alle circostanze individuali di ciascun paziente, rendendo il programma un punto di riferimento per l'implementazione di trattamenti di cessazione del fumo su larga scala.
Questo studio non si limita a dimostrare i benefici della cessazione del fumo, ma suggerisce un cambio di paradigma nella gestione del paziente oncologico. La possibilità di aggiungere quasi due anni alla sopravvivenza mediana rappresenta non solo un dato clinico, ma un messaggio di speranza per migliaia di pazienti e famiglie.
Fonte:
https://jamanetwork.com/journals/jamaoncology/fullarticle/2825372
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