Asma
30 Ottobre 2025Percorsi multidisciplinari, centri specializzati e formazione dei medici sono ritenuti essenziali per garantire equità di accesso alle cure, migliorare la qualità di vita e ridurre costi e ospedalizzazioni: è quanto emerso durante la conferenza in Senato promossa dalla Senatrice Murelli con l’Associazione Respiriamo Insieme

L’asma grave è una patologia distinta rispetto alle altre forme con cui si presenta, che deve avere con un codice di esenzione e l’inclusione nei LEA, per garantire equità di accesso alle cure e ridurre le disparità territoriali, con percorsi diagnostico-terapeutici multidisciplinari, centri di riferimento specializzati e una maggiore formazione dei medici, in particolare dei medici di famiglia. Solo con l’accesso a terapie biologiche specifiche e una presa in carico integrata si possono migliorare gli esiti clinici, ridurre ospedalizzazioni e costi indiretti e assicurare una migliore qualità di vita ai pazienti.
Sono i temi emersi durante la conferenza stampa “Asma grave: un modello efficace e sostenibile per la diagnosi, la presa in carico e la tutela dei pazienti”, che si è tenuta in Senato su iniziativa della Senatrice Elena Murelli in collaborazione con l’Associazione Nazionale Respiriamo Insieme APS ed Edra e la partecipazione di rappresentanti delle istituzioni e della comunità scientifica.
Le istituzioni presenti hanno confermato il proprio impegno nel sostenere un percorso legislativo e organizzativo volto a riconoscere pienamente i bisogni dei pazienti con asma grave, promuovendo l’integrazione tra ospedale e territorio e l’adozione di PDTA nazionali e regionali omogenei. Le società scientifiche e le associazioni hanno sottolineato l’importanza di centri di riferimento multidisciplinari, dell’utilizzo appropriato dei farmaci e di percorsi diagnostici tempestivi basati su criteri clinici condivisi.
“Tutti conosciamo l’asma, ma non tutti sanno che esiste una forma più grave, persistente, che impedisce alle persone di vivere liberamente la propria vita quotidiana, lavorativa e sociale, a causa dei sintomi costanti - ha spiegato la Senatrice Murelli, sottolineando come questa forma “colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo e in Italia non è ancora riconosciuta ufficialmente”.
Da qui la richiesta di un riconoscimento normativo con “l’istituzione di un codice dedicato, per garantire ai pazienti accesso alle cure e alle terapie innovative”. La Senatrice ha inoltre evidenziato che “è fondamentale formare i medici di medicina generale e gli specialisti, creando un approccio multidisciplinare che segua il paziente a 360 gradi» e garantire strutture di riferimento sul territorio, ricordando l’importanza di «informare sia i parlamentari sia i cittadini” per ridurre le disuguaglianze e “migliorare la qualità di vita dei pazienti con asma grave”
La Presidente dell’Associazione Nazionale Respiriamo Insieme APS, Simona Barbaglia, ha ricordato l’importanza del riconoscimento istituzionale dell’asma grave, sottolineando come si tratti di una battaglia lunga e personale: "Riconoscere finalmente l’asma grave è un sogno che perseguo personalmente dal 2008, e che l’associazione segue dal 2017: vogliamo che tutti i pazienti che soffrono di questa patologia invalidante possano vedere riconosciuti i loro diritti”. L’asma grave, ha spiegato, "impatta profondamente sulla qualità della vita, sulla salute e su tutte le aree della persona e della famiglia" e la mancanza di tutele adeguate può rendere difficile anche la gestione della quotidianità, come mostrato dalla sua esperienza personale. Barbaglia ha invitato a proseguire il lavoro comune, affermando che "ora più che mai è fondamentale costruire trasversalità, credere fortemente nel progetto comune e remare tutti nella stessa direzione, affinché si possa davvero garantire a queste persone una vita dignitosa, iniziando dalla diagnosi tempestiva." Ha concluso con un messaggio rivolto ai pazienti non ancora diagnosticati: “vogliamo ricordare a tutti coloro che ancora non hanno ricevuto questa diagnosi che c’è speranza.”
L’On. Ilenia Malavasi ha sottolineato la condivisione delle richieste avanzate dai pazienti, affermando: "Mi riconosco nel lavoro fatto dall’associazione dei pazienti e nelle loro richieste." Ha ricordato che alla Camera è stata presentata "una proposta di legge per il riconoscimento dell’asma grave come patologia, con un codice di esenzione che garantisca equità di accesso e diritto alla salute”. Malavasi ha evidenziato il peso economico della malattia, spiegando che "i costi connessi all’asma grave, stimati intorno ai 15 mila euro annui per persona, gravano pesantemente sulle famiglie" e incidono sulla produttività e sul sistema Paese. Il riconoscimento del codice di esenzione - ha sottolineato, - significherebbe facilitare l’accesso alle cure, favorire l’aderenza terapeutica e alleviare il carico economico delle famiglie." Ha inoltre richiamato la necessità di ridurre le differenze territoriali nell’accesso ai centri specialistici, auspicando tempi rapidi: "l’accelerazione su questi temi è fondamentale per garantire maggiori diritti e dignità ai nostri cittadini”.
Paola Rogliani Presidente della Società Italiana di Pneumologia ha chiarito che "quando parliamo di asma grave dobbiamo ricordare che non si tratta di una semplice forma di asma, ma di una condizione che colpisce circa il 10-15% dei pazienti e che richiede un approccio diagnostico e terapeutico completamente diverso." Ha sottolineato che la stessa definizione "rischia talvolta di banalizzare la complessità di questa patologia", motivo per cui la gestione deve essere strutturata e coordinata, con strategie "multidimensionali e multidisciplinari." Tra gli elementi chiave ha ricordato "l’ottimizzazione del trattamento inalatorio" e l’impiego dei farmaci biologici, evidenziando che "gli anticorpi monoclonali hanno ridotto del 44% le riacutizzazioni e del 60% le ospedalizzazioni, migliorando in modo sostanziale la qualità di vita dei pazienti”.
Un ruolo fondamentale è rivestito dall’educazione del paziente affinché sappia modulare la terapia in base alla fluttuazione dei sintomi stagionali. Altro elemento cruciale è l’interazione ospedale-territorio, come dimostra l’esperienza della provincia di Ferrara, che garantisce un percorso coordinato tra centri di secondo livello e territorio, facilitando l’accesso alle cure. La Società Italiana di Pneumologia sta lavorando per estendere le best practice su tutto il territorio nazionale.
Luisa Brussino Direttrice SCDU Immunologia e Allergologia A.O. Mauriziano di Torino ha evidenziato l’importanza della diagnosi precoce, affermando: "Ritengo fondamentale nella gestione dell’asma grave riconoscere tempestivamente la malattia". Ha spiegato che questo processo coinvolge non solo gli specialisti, ma anche i medici di medicina generale e persino le associazioni dei pazienti, poiché queste figure "sono essenziali per garantire un corretto referaggio del paziente verso lo specialista di riferimento", che deve confermare la diagnosi tramite misurazioni oggettive e una "corretta fenotipizzazione". Questo permette di identificare le caratteristiche specifiche della malattia e "personalizzare la terapia, anche con farmaci biologici", assicurando trattamenti adeguati ai singoli pazienti. La professoressa ha inoltre sottolineato la necessità di rafforzare la collaborazione tra territorio e specialistica, affinché "i PDTA siano concreti e applicabili alle realtà locali, dove medici e pazienti vivono e lavorano ogni giorno".
Gianna Camiciottoli Coordinatrice Comitato Scientifico Associazione Nazionale Respiriamo Insieme ha ricordato che "i pazienti con asma grave sono più suscettibili alle riacutizzazioni rispetto ai pazienti con asma non grave, con un costo sociale e sanitario elevato, sia diretto che indiretto" e che spesso presentano comorbidità che richiedono un approccio articolato e condiviso. Per questo, ha sottolineato che "la complessità della patologia richiede strutture organizzative adeguate" e che il trattamento in centri specializzati multidisciplinari consente di ottenere "migliori risultati clinici ed economici, riducendo costi e sprechi". Ha concluso ricordando che riconoscere l’asma grave come entità distinta e dotare i territori di PDTA e organizzazione adeguata è fondamentale per "garantire cure complete, accessibili e appropriate per tutti i pazienti".
Francesco Murzilli Presidente eletto Associazione Allergologi Immunologi Italiani Territoriali e Ospedalieri (AAIITO) ha sottolineato l’impegno storico della comunità allergologica, ricordando che le basi per l’approccio integrato "erano state poste già nella stesura del documento GARD", con reti assistenziali multilivello che collegano medico di famiglia, pronto soccorso, specialisti ambulatoriali e centri ospedalieri dedicati all’asma grave. Ha evidenziato inoltre il valore del registro nazionale dell’asma grave, sviluppato con gli pneumologi, che permette di comprendere meglio epidemiologia, comorbidità e risposta alle terapie biologiche. Queste esperienze, ha sottolineato, mostrano come "spesso né i pazienti né chi li assiste percepisca la peculiarità della loro patologia e le possibilità terapeutiche realmente innovative a loro disposizione".
Francesco Freddo, Responsabile Macroarea dei Disturbi non differibili SIMG ha ribadito che "il medico di medicina generale ha un ruolo fondamentale nell’individuare i pazienti con asma grave" grazie al rapporto continuativo con il paziente e alla possibilità di osservare l’andamento nel tempo. Tuttavia, ha sottolineato che è cruciale "fare formazione nella classe medica per far comprendere che l’asma grave è una patologia a sé stante e non una semplice forma di asma" e facilitare un corretto invio allo specialista. Per rendere più efficiente il percorso, ha suggerito l’uso del teleconsulto, che "consentirebbe di individuare tempestivamente un possibile paziente con asma grave e avviare il percorso di secondo livello".
Filippo Rumi, Università Cattolica del Sacro Cuore, Co-founder ALTEMS Advisory ha messo in evidenza l’impatto economico e organizzativo della patologia, ricordando che l’asma grave, pur colpendo una minoranza di pazienti, "rappresenta circa il 50% della spesa totale per la patologia". Ha spiegato che il riconoscimento di un codice di esenzione migliorerebbe l’allocazione delle risorse del SSN e favorirebbe "un monitoraggio più accurato dei pazienti". Un modello assistenziale integrato, con terapie appropriate come i biologici, può ridurre sia i costi diretti sia quelli indiretti, con benefici per la produttività e per la sostenibilità del sistema. La raccolta sistematica dei dati, ha concluso, permetterebbe di "standardizzare i percorsi diagnostico-terapeutici e promuovere l’equità di accesso alle cure".
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