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12 Novembre 2025La Società Italiana di Farmacologia lancia un appello rivolto a tutti i professionisti sanitari contro l’eccesso di prescrizioni di farmaci negli anziani: serve rivedere le terapie per ridurre i rischi e migliorare la qualità delle cure

In Italia, secondo i dati OsmEd 2024, oltre un terzo degli over 65 assume almeno cinque farmaci diversi al giorno, e in alcune regioni la percentuale di anziani che ne prende più di dieci supera il 40%. Una fotografa che misura la portata del fenomeno della polifarmacoterapia e spinge la Società Italiana di Farmacologia (Sif) a rilanciare la propria “ricetta” per il deprescribing basata su quattro fasi per la revisione sistematica e periodica delle terapie, con l’obiettivo di ridurre l’uso di medicinali non più necessari o potenzialmente inappropriati, in particolare nella popolazione anziana e fragile in cui “la cura rischia di diventare essa stessa una fonte di rischio”.
Il rapporto pubblicato dall’Aifa conferma che la polifarmacoterapia è un fenomeno diffuso: nel 2024 la spesa farmaceutica nazionale ha raggiunto 37,2 miliardi di euro, in aumento del 2,8% rispetto all’anno precedente, e oltre un terzo della popolazione over 65 ha assunto almeno cinque medicinali diversi per lunghi periodi. Addirittura, in alcune regioni la percentuale dei pazienti anziani che assume giornalmente più di 10 farmaci supera il 40%.
La Sif sottolinea che la molteplicità delle terapie espone i pazienti a un rischio maggiore di interazioni farmacologiche, reazioni avverse da farmaci che possono causare anche ospedalizzazioni evitabili, ed errori medici, con conseguenze importanti sulla salute e sulla qualità di vita, oltre che sulla sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale. Per la Sif è urgente agire concretamente e passare da una logica di accumulo di farmaci per inerzia terapeutica a una di revisione sistematica ed accurata delle cure.
“Nel nostro sistema sanitario esiste ancora una forte inerzia prescrittiva: farmaci iniziati da tempo che nessuno rivede, anche quando non servono più. Non possiamo limitarci - continua - a contare le prescrizioni: dobbiamo imparare a rivederle, correggerle e, quando serve, ridurle in maniera strutturata, qualificata e sistematica. È tempo di rendere la revisione delle politerapie una pratica standard del Servizio Sanitario Nazionale. Perché ogni farmaco giusto è una cura, ma ogni farmaco inutile è un rischio” spiega Gianluca Trifirò, coordinatore del gruppo di lavoro SIF Farmacovigilanza, Farmacoepidemiologia, Farmacoeconomia & Real World Evidence (3F & RWE).
Una risposta a questa esigenza arriva dal “Documento inter-societario per l’implementazione dei servizi di Medication Review e Deprescribing” che Sif e dieci società scientifiche italiane, ha elaborato nel 2023: una roadmap di strumenti e procedure per ottimizzare le terapie nei diversi contesti assistenziali, dalla medicina generale all’ospedale, fino alle strutture residenziali per anziani.
Nel documento Sif ha tracciato di fatto la “ricetta” per attuare concretamente il deprescribing: un percorso in quattro fasi - dalla valutazione del paziente al monitoraggio continuo delle terapie - per ridurre in modo pianificato i farmaci potenzialmente inappropriati e migliorare sicurezza e qualità di vita dei pazienti. “Fare deprescribing non significa togliere cure, ma restituire appropriatezza”, conclude Trifirò. “Meno farmaci non vuol dire meno attenzione: significa più sicurezza, più salute e più sostenibilità”.
Oggi, sottolinea il Presidente della Sif Armando Genazzani “serve una cultura della prescrizione basata sull’evidenza reale, che valorizzi la collaborazione tra medici, farmacisti e pazienti” e richiama tutte le società scientifiche e i professionisti sanitari, ognuno per la propria parte di competenza, a collaborare per affrontare in modo condiviso il problema della polifarmacoterapia inappropriata.
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