Policicchio (Fenagifar): prescrizione a infermieri? Travalica le competenze
Centralità del paziente, umanizzazione delle cure, processo di territorializzazione sono fenomeni che possono portare a un ripensamento e a un allargamento delle funzioni delle varie figure che operano nella filiera dell'assistenza farmaceutica e sanitaria ma in questo percorso occorre rispettare l'essenza e la competenza di ogni professione, altrimenti a rischio è la salute del cittadino. È con queste parole che Pia Policicchio (foto), presidente Fenagifar, si inserisce nel dibattito sollevato dalla proposta avanzata dal Nursind, sindacato degli infermieri, contenuta nelle osservazioni inviate al ministero della Salute sulla bozza di Ddl su gestione e sviluppo delle risorse umane del Ssn in attuazione dell'art. 22 del Patto per la salute, di dare la possibilità agli infermieri di prescrivere «alcuni presidi, esami diagnostici e farmaci di comune». «Ogni figura professionale ha la sua competenza e il suo percorso di studi e formazione» è il commento di Policicchio «mentre questa proposta da parte degli infermieri sembra travalicare le competenze delle altre professionalità. La prescrizione non può che essere del medico, che ha una conoscenza approfondita della patologia e della terapia ed è in grado di effettuare un certo percorso diagnostico e terapeutico. Così come elementi dell'attività del farmacista possono essere la pharmaceutical care, e così via». Data la grande competenza farmacologica del farmacista, «si potrebbe anche discutere sulla sua possibilità di prescrivere in certi casi una determinata categoria di farmaci ma naturalmente nella condivisione, nel pieno rispetto di tutte le professionalità e a fronte di un preciso percorso di formazione che andasse a sviluppare ulteriormente e in questa direzione le sue competenze. Penso per esempio all'esperienza del farmacista clinico: anche nelle farmacie di comunità ci sono una serie di piccole patologie di minor rilievo che potrebbero essere gestite, da questo punto di vista, anche dal farmacista. E la logica potrebbe essere quella di aiutare a decongestionare ambulatori medici e forse ridurre un accesso improprio al pronto soccorso in alcuni casi. Ma naturalmente si tratta di percorsi quanto mai delicati, in cui la salute del cittadino deve essere la guida e in cui occorre prestare molta attenzione alle specifiche competenze di tutte le professionalità».
Francesca Giani
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