L'Italia ha migliorato incredibilmente la qualità dell'assistenza sanitaria negli ultimi decenni, ma deve affrontare le forti disparità che permangono tra le regioni. Gli indicatori di salute della popolazione sono tra i migliori nell'area Ocse, tanto da farci posizionare al quinto posto. Ottima l'aspettativa di vita alla nascita, che si attesta agli 82.3 anni. I tassi di ricovero ospedaliero per asma, malattie polmonari croniche (bronco pneumopatia cronica ostruttiva - Bpco) sono tra i più bassi dell'area Ocse e quelli di mortalità, a seguito di ictus o infarto, sono ben al di sotto della media. Una fotografia, tutto sommato, rassicurante scattata dal nuovo rapporto Ocse "Revisione sulla qualità dell'assistenza sanitaria in Italia" e presentato a Roma presso l'Auditorium del ministero della Salute. Elaborato in collaborazione con l'Agenas, Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, e la Dg della Programmazione sanitaria del ministero, il rapporto ha evidenziato luci e, qualche ombra, del nostro sistema sanitario nazionale. A presentare i dati c'erano i ricercatori Ocse, Stefano Scarpetta, direttore del Directorate of employment, labour and social affairs (Delsa), che ha anche illustrato le iniziative Ocse a supporto dello sviluppo e dell'ottimizzazione delle risorse e Francesca Colombo, responsabile della Health division del Delsa. «La monografia in 4 capitoli - ha spiegato Colombo - esamina la qualità dell'assistenza sanitaria in Italia a partire da una panoramica delle politiche e delle pratiche per il livello delle cure, per poi concentrarsi, nei capitoli successivi, su tre aree particolarmente rilevanti per il sistema sanitario italiano: il ruolo delle cure primarie, il miglioramento della formazione del personale sanitario, il miglioramento dei sistemi di monitoraggio e della qualità dell'assistenza in un sistema regionalizzato». A fare da padrona di casa ai lavori della conferenza, è stato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, che ha evidenziato come i risultati raggiunti dall'Italia negli ultimi anni sono il risultato di estremi sacrifici. Il ministro a poi rimarcato tutti gli sforzi del suo dicastero nell'implementare criteri e procedure più oggettivi. «Ho presentato nel dl Madia una norma che prevede la riorganizzazione della scelta dei direttori sanitari, direttori generali e primari, su base meritocratica, basata anche sulla remunerazione. Ora vedremo se riusciremo a trovare un veicolo più veloce, ma per farlo ci vuole ovviamente il consenso del Parlamento».
Rossella Gemma
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