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Politica e Sanità

16 Novembre 2011

Conferma italiana per il sorafenib


Sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine i positivi risultati di uno studio multicentrico condotto in 21 paesi del mondo in pazienti affetti da epatocarcinoma: il tumore primitivo più comune del fegato. Il farmaco dimostratosi per la prima volta attivo contro questo tipo di tumore è il sorafenib, una molecola già dimostratasi attiva contro il tumore del rene e appartenente alla classe di farmaci denominata degli “inibitori multi-chinasici”, ovvero farmaci “intelligenti” perch� “mirati” contro un preciso bersaglio molecolare della cellula tumorale che provoca un suo rallentamento di crescita e una riduzione dell’apporto nutritivo di sangue (azione combinata anti-proliferativa e anti-angiogenetica). Nei pazienti con tumore epatico avanzato (ovvero senza più possibilità di procedere a trattamenti alternativi quali l’ablazione, la resezione chirurgia o il trapianto) che hanno ricevuto il sorafenib la sopravvivenza globale è aumentata del 44% rispetto a coloro a cui non era stato somministrato altro che un placebo. Il 20% circa dei 602 pazienti reclutati nel mondo per questo studio proveniva dall’Italia, che si è classificata al secondo posto dietro la Germania in termini di arruolamento e di dimostrazione di efficacia di questa cura sui propri pazienti. I Centri di cura italiani più attivi inclusi nel report del New England sono l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e le oncologie dell’Università di Pisa, dell’Istituto Humanitas di Milano, e delle Università di Pavia e Bologna. Il dottor Vincenzo Mazzaferro, direttore dell’Unità di Chirurgia dell’Apparato Digerente e Trapianto Fegato dell’Istituto Tumori di Milano, il maggior centro chirurgico dell’intero studio, commenta: “Si tratta di una nuova frontiera nel trattamento del tumore del fegato che sino ad oggi non aveva alcun farmaco attivo da poter proporre ai pazienti, in aggiunta alle cure convenzionali sviluppate negli ultimi decenni: le resezioni chirurgiche, la procedure di termoablazione e il trapianto di fegato. I risultati positivi di questo studio sono destinati a cambiare la pratica clinica di tutti i medici che avranno a che fare con questo tipo di tumore negli anni a venire”. L''indicazione nell''epatocarcinoma  è stata approvata dall''EMEA, quindi dal 9 luglio in Italia dall''AIFA. Il sorafenib rientra nella classe di rimborsabilità H-Osp2 e l''appropriatezza della prescrizione sarà garantita dalla compilazione da parte del medico di schede di verifica ogni 2 mesi.

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