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Politica e Sanità

20 Gennaio 2015

Fontanesi (Veneto), risultati su spesa convenzionata da reinvestire in servizi


Guardare alla spesa farmaceutica territoriale non come a un settore sul quale operare nuovi tagli, che danneggerebbero un importante servizio ai cittadini già gravemente penalizzato, ma investendo le risorse recuperate in nuovi servizi. L'appello arriva da Alberto Fontanesi, (foto) presidente di Federfarma Veneto, e fa riferimento ai dati sulla spesa farmaceutica del Veneto e a livello nazionale. «Se si dovesse pensare a nuovi tagli e risparmi» ammonisce «sarebbe opportuno e giusto guardare ad altri settori della sanità. Perché crediamo che nessun settore sia esente da sprechi». E sul fronte della spesa farmaceutica territoriale, ricorda Fontanesi in una nota, «il Veneto continua a inanellare, anno dopo anno, risultati positivi, rivelandosi una delle Regioni più attente alla spesa sanitaria e al risparmio in questo settore e sarebbe auspicabile che questi risultati fossero riconosciuti alle farmacie». Ma attenzione: «ben poco si può fare di più rispetto a quanto già fatto nella farmaceutica». Sempre a proposito della spesa farmaceutica, da una rielaborazione pubblicata settimana scorsa sul sito di Federfarma, risulta che a livello nazionale «per il 2014 la spesa farmaceutica territoriale dovrebbe essere riuscita a rispettare il tetto dell'11,35%. Questo almeno è quanto inducono a ritenere i dati dell'Aifa sui primi nove mesi dell'anno: tra gennaio e settembre la spesa del Ssn per i farmaci della convenzionata e della diretta/dpc si ferma a poco più di nove miliardi di euro, ossia l'11,06% del Fondo sanitario nazionale». Diverso il contributo delle «due componenti della spesa territoriale: la diretta/dpc, infatti, fa registrare nei nove mesi un aumento del 3,3% (rispetto allo stesso periodo del 2013) e si assesta sui 2,3 miliardi, la farmaceutica convenzionata invece cala del 3,3% e tocca i 6,4 miliardi». I dati dell'Aifa sulla spesa ospedaliera poi «fanno vedere come nei primi nove mesi del 2014 si attesti al 4,53% del Fondo sanitario nazionale, più di dieci punti al di sopra del proprio tetto (per uno sfondamento di quasi 880 milioni di euro)».

Francesca Giani

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