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Politica e Sanità

14 Febbraio 2015

Sofosbuvir somministrato solo a 30 pazienti, Lorenzin invia i Nas alle Regioni


«Accertamenti urgenti presso gli uffici competenti delle Regioni per verificare lo stato di attuazione della dispensazione a carico del Ssn del nuovo farmaco Sovaldi per la cura dell'epatite C»: è questo l'incarico assegnato ai Nas da parte del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, nel tentativo di garantire finalmente l'effettivo accesso ai pazienti del rivoluzionario farmaco.
Il termine per la definizione delle procedure amministrative, necessarie all'inserimento nei prontuari terapeutici ospedalieri regionali del nuovo farmaco, è scaduto il 4 febbraio, ma sono solo 30 i pazienti che in tutta Italia hanno iniziato la cura. In particolare, Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Abruzzo e Basilicata non avrebbero ancora attivato il programma di dispensazione del farmaco.
Tonino Aceti, coordinatore nazionale del Tribunale per i diritti del malato-Cittadinanzattiva, giudica positivamente la disposizione del ministro, ma rileva che ancora una volta siamo di fronte a un provvedimento emergenziale, mentre servirebbe una soluzione di sistema: «è un copione già visto per altri farmaci, aggravato dal fatto che si tratta in questo caso di terapie molto importanti».
Aceti ritiene che si tratti di una situazione inaccettabile per i pazienti e per tutti i cittadini e ricorda che «è stata emessa una delibera dall'Aifa che, in quanto tale, diventa Lea e deve garantire pari opportunità terapeutiche in tutti i territori regionali».
Nel caso specifico del sofosbuvir, il nodo vero sembra quello delle risorse: «intanto occorre precisare che il fondo di un miliardo in due anni previsto al comma 593 della legge di stabilità si riferisce a tutti i farmaci innovativi e non solo al sofosbuvir, e già questa è una prima criticità. Ma soprattutto si dice che le somme stanziate saranno versate in favore delle Regioni in proporzione alla spesa sostenuta per l'acquisto dei medicinali. Questo significa che le Regioni devono prima comprare i farmaci e poi avranno un rimborso; ci pare dunque di intravedere un problema di liquidità, perché il fondo non è immediatamente accessibile».

Renato Torlaschi

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