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Politica e Sanità

17 Febbraio 2015

Contratto scaduto, Mnlf: farmacisti sottopagati e senza possibilità di carriera


Contratto scaduto da due anni, retribuzione sotto la media Ue, perdita del potere d'acquisto, nessuno sbocco di carriera e zero possibilità di accedere ad una attività imprenditoriale come conferma il fallimento del concorso straordinario che a tre anni dall'approvazione della legge non ha visto aprire alcuna nuova farmacia. Questa, secondo il Movimento nazionale dei liberi farmacisti (Mnlf), la condizione in cui versano i farmacisti dipendenti di farmacia privata che dal punto di vista economico «è peggiorata ad ogni rinnovo di contratto» con una perdita «negli ultimi cinque anni almeno il 15% del loro potere di acquisto che sale al 40% se si considerano gli ultimi dieci anni». I Liberi farmacisti ricordano che si parla di «lavoro di altissima responsabilità sottopagato: 10,66 euro lordi l'ora, che per le ritenute previdenziali e fiscali scende a 7,20 euro». E aggiungono: «Al farmacista, malgrado i continui richiami al ruolo sanitario della farmacia da parte del sindacato dei titolari, è applicato il contratto del commercio, lo stesso, con tutto il rispetto a cui appartengono gli acconciatori e le estetiste, le domestiche e gli addetti alle pulizie, i portieri dei condomini, i vigilantes o i lavoratori dipendenti degli istituti per il sostentamento del clero, in pratica le perpetue. In questo contesto, diversi colleghi segnalano che non è un'eccezione trovare personale non laureato che in farmacia dispensa non solo farmaci da banco e consigli al pubblico, ma anche farmaci che avrebbero obbligo di ricetta medica senza la dovuta prescrizione». La farmacia italiana, proseguono «è diventata il luogo ove migliaia di laureati in cui lo Stato ha investito attraverso la preparazione universitaria, sono sfruttati a costi bassissimi ed attraverso il loro impegno professionale viene mantenuta quell'essenza sanitaria a cui una casta medioevale si riferisce quando deve difendere il proprio privilegio». Mnlf richiama alle proprie responsabilità Governo e forze politiche per mettere la parola fine a una condizione che definisce, di «"neoschiavitù", che ogni giorno disperde capacità e merito sull'altare ultra decennale dell'interesse corporativo».

Simona Zazzetta

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