I farmacisti stanno rischiando di diventare tutti servi della gleba di un rinnovato Medioevo. Parole forti, quelle di Roberto Tobia, presidente di Federfarma Palermo-Utifarma al convegno "La farmacia e la sua sostenibilità economica al tempo della crisi: ricette per il cambiamento" che si è tenuto sabato nel capoluogo siciliano. «Il 26 per cento delle farmacie è in grande difficoltà economica e il capitale entrerà a gamba tesa. Il ministro Guidi ha dichiarato che vuole irrobustire il canale con nuove risorse economiche; tutti noi invece vogliamo dire no all'ingresso del capitale nella proprietà delle nostre aziende e abbiamo il dovere di regolamentare la norma con paletti che limitino l'accesso in percentuale dei nuovi soci e che definiscano bene le incompatibilità. Poi dovremo diventare catene di noi stessi, mettendo al centro le aggregazioni per affrontare il futuro». Il capitale potrebbe però essere sinergico al mantenimento della pianta organica, nell'interesse dei cittadini ad avere la copertura del servizio farmaceutico su tutto il territorio nazionale, secondo l'amministratore delegato di Sose, Giampietro Brunello: «Se il capitale entrerà a pieno titolo nelle farmacie, avrà di certo meno interesse a spingere perché venga eliminata la pianta organica, che oggi garantisce la presenza di una farmacia anche nei Comuni più piccoli. Ovviamente, in cambio, andrebbe tolto l'obbligo del farmacista abilitato per vendere farmaci di automedicazione nelle parafarmacie e nei corner della Gdo. E questo, come nel resto del mondo, renderebbe possibile vendere questi medicinali anche nelle aree di servizio delle autostrade, senza obbligare l'automobilista che ne ha bisogno a uscire al primo casello». Se il capitale dunque salva, almeno in un primo momento, la pianta organica, non è prevedibile quello che può accadere nel lungo periodo: «Nella prima stagione ci sarà tenuta e crescita del valore della farmacia» ha spiegato Marcello Tarabusi, commercialista dello Studio Guandalini di Bologna. «Fare le società con il potente capitale va bene all'inizio ma poi i nuovi soci chiederanno modifiche legislative e la farmacia privata perderà quote di mercato. I sistemi complessi con grandi catene creano sempre problematiche, si delineano differenze qualitative che possono portare in futuro anche a diversi livelli di accreditamento. Inoltre, le catene si organizzeranno per servire a domicilio, ben oltre la pianta organica».
Laura Benfenati
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