Furti, Indagine Transcrime: aumentare controlli su mercato parallelo
I furti di farmaci in ospedale sono aumentati nell'ultimo periodo, segno che c'è un sempre maggiore interesse, legato anche alla rilevanza economica, e una sempre maggiore organizzazione della criminalità. E un auspicio è che ci sia, oltre a un aumento di analisi e raccolta dati, anche in altri nodi della filiera, un maggior controllo sul sistema generale del mercato parallelo. A fare il punto a Farmacista33 Marco Dugato, uno degli autori che hanno partecipato alla stesura del II rapporto Transcrime, il Centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale nato dalla collaborazione tra Università Cattolica di Milano e Università degli studi di Trento, sui furti negli ospedali italiani. Il report indaga i crimini che trovano visibilità sui media, a causa di «un'assenza di ricerche scientifiche e dati ufficiali disponibili» e il periodo preso in considerazione va dal 2006 a maggio 2014, ma è soprattutto nei primi mesi del 2014 che si rileva un'impennata. Se in totale nel periodo i casi riportati sono 100, negli ultimi 5 mesi presi in considerazione sono stati 37. A emergere è che nel 44% dei casi il furto avviene in inverno - «probabilmente perché» spiega Dugato «è più facile la conservazione e il trasporto o anche perché negli ospedali in questo periodo c'è una maggiore affluenza di popolazione e quindi una maggiore rifornitura di medicinali» - e si concentra, si legge, soprattutto in Campania e Puglia, che da sole «rappresentano il 45% dei casi» e in generale le zone orientali e meridionali d'Italia sono le più esposte, «probabilmente» continua il rapporto «perché più vicine alle possibili destinazioni dei farmaci rubati (per esempio Est Europa e Grecia) o anche per la presenza di organizzazioni criminali». Un'altra riflessione che arriva dallo studio è che «molti furti avvengono in strutture ospedaliere di maggiori dimensioni e particolarmente complesse, dove probabilmente c'è un alto turnover nello staff e un più scarso controllo». Tra le destinazioni c'è senz'altro il mercato nero ma «i medicinali rubati possono anche essere reimmessi nel mercato legale attraverso aziende all'ingrosso fittizie o broker compiacenti e possono essere vendute negli stati in cui i prezzi sono più elevati o anche tornare negli ospedali italiani e nelle farmacie». E questo «può essere dovuto a buchi nel sistema di tracciabilità» ma, continua il rapporto, «alcune prove suggeriscono che i medicinali possono anche essere reimmessi nel circuito legale sfruttando alcune scappatoie del mercato parallelo». «Il sistema si tracciatura e controllo italiano» spiega Dugato «è abbastanza efficiente» ma è anche vero che «in generale sarebbe necessario migliorare i controlli sul sistema del parallel trade, in tutti gli attori coinvolti, e sulla possibilità di rivendere all'estero prodotti destinati al mercato interno, con la dicitura quindi nella lingua di origine». E il meccanismo, è l'ipotesi, poi «confermata da alcune indagini come quella dell'Aifa e dei Nas» potrebbe funzionare in questo modo: «il medicinale rubato passa attraverso rivenditori in paesi terzi - anche se non necessariamente fisicamente - costituiti ad hoc o anche già esistenti e compiacenti che, mediante una contraffazione dei documenti, li re-immettono nel circuito legale, sia in Italia sia in altri paesi, e da qui arriva a ospedali e farmacie, che per altro, in maniera inconsapevole, si trovano a somministrare ai pazienti un prodotto che, per quanto non contraffatto, può non essere stato conservato correttamente, con un impatto sulla sicurezza».
Francesca Giani
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