Politica e Sanità
08 Aprile 2015Arriva dall'Inghilterra l'allarme per i "super batteri". Secondo il rapporto del Dipartimento per la gestione delle emergenze nazionali del governo britannico, la nuova ondata di batteri capaci di resistere agli antibiotici, potrebbe causare numerose vittime. Anche l'Italia è toccata dal problema ed è stato proprio il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, a definire il tema della resistenza agli antibiotici una priorità dell'agenda politica. Al centro della questione sia l'assunzione eccessiva fatta negli ultimi anni, anche tra gli animali, sia un pesante rallentamento della ricerca. «Le industrie non investono in un settore in cui sono certe di non avere ritorni sugli investimenti. I governi dei Paesi devono mettersi d'accordo con le industrie farmaceutiche e con le organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e l'Oms per dar vita ad un'alleanza mondiale che metta insieme tutti e che sostenga la ricerca sia pubblica che privata, ma soprattutto privata, ad investire nello sviluppo di nuovi antibiotici». A tracciare la possibile strada da percorrere, è il Commissario straordinario dell'Iss, Walter Ricciardi.
Dottor Ricciardi, l'allarme della Gran Bretagna non arriva come un fulmine a ciel sereno?
E' da tempo che solleviamo questo argomento. L'allarme che arriva dalla Gran Bretagna non è altro che una conferma di quello che già dicevamo da tempo. Non ci stupisce un allarme di questo tipo e che necessita di alleanze sia a livello nazionale che mondiale, come per altro auspicano i colleghi inglesi. Se non agiamo subito per cambiare le cose, il rischio è che si arrivi in breve tempo a quelle cifre.
Il ministro Lorenzin, però, sembra abbia cercato di rassicurare che si sta facendo molto...
Il problema non è solo italiano, l'Italia è uno dei Paesi che si sta muovendo con maggiore energia anche grazie alle iniziative del ministero della Salute. Sono state fatte della campagne di sensibilizzazione e qualcosa la si comincia a vedere ma, sulla identificazione di nuovi antibiotici per esempio, c'è bisogno di un'alleanza mondiale tra le aziende farmaceutiche e le istituzioni di ricerca, perché di fatto sono circa 20 anni che non vediamo un nuovo antibiotico. Le industrie non investono in un settore in cui sono certe di non avere ritorni sugli investimenti. I governi dei Paesi devono mettersi d'accordo con le industrie e con le organizzazioni internazionali come l'Unione Europea e l'Oms. Ci vuole un'alleanza mondiale che metta insieme tutti così che la ricerca, sia pubblica che privata ma soprattutto privata, reinvesta nello sviluppo di un nuovo antibiotico.
Il problema maggiore riguarda il consumo di antibiotici eccessivo fatto dall'uomo o anche la somministrazione agli animali?
Il consumo di antibiotici sia negli animali che nell'uomo è stato eccessivo e irrazionale e chiaramente, modificare questo approccio vorrebbe dire agire sull'antibiotico resistenza. Ma dobbiamo a questo punto agire anche sull'altro versante e cioè sulla ricerca. Sono due le cose importanti da fare, quindi. In molti altri settori abbiamo avuto la scoperta di farmaci importanti, sul versante degli antibiotici nessuno. Se accoppiamo comportamenti irrazionali alla mancanza di nuovi antibiotici, possiamo ottenere una combinazione micidiale. Bene quello che ha detto il ministro ma, serve un'alleanza mondiale che solleciti la ricerca di nuovi antibiotici.
Rossella Gemma
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