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Politica e Sanità

14 Aprile 2015

Biosimilari, in Puglia il farmacista può imporli al medico, si media tra Mg e Regioni


Un incontro a breve tra gli ordini dei medici dei capoluoghi pugliesi e il Direttore generale dell'Assessorato regionale alla sanità potrebbe mettere fine al contrasto su una circolare della Regione in tema di farmaci biosimilari che ha fatto impuntare medici di famiglia e ospedalieri. La circolare, non condivisa in particolare dal presidente Omceo Bari Filippo Anelli (ha scritto una lettera all'assessore), nasce per incentivare la prescrizione di questi medicinali salvavita biologici al posto dei principi attivi "originali" fino a due volte più costosi.  E la impone per tutte le nuove prescrizioni a meno che il medico non motivi la sua diversa scelta con precisi riferimenti di letteratura scientifica. Ove il medico non "convincesse", i farmacisti lo stesso garantiranno il farmaco prescritto dal medico ma la differenza di prezzo sarà imputata al medico. La Puglia non è la prima regione a spingere sui biosimilari. In Campania da due anni una delibera prevede che questi farmaci siano prima scelta nei pazienti trattati per la prima volta con principi biologici; l'Agenzia del farmaco Aifa, nel position paper di maggio 2013, pur non consentendo la sostituzione di un biologico originator prescritto dal medico con un biosimilare (com'è per il generico tra i farmaci di sintesi) estende la possibilità di usare biosimilari anche in pazienti non trattati da un pezzo con farmaci biologici "griffati". Perché in Campania i medici cedono e in Puglia no? «Perché la circolare regionale del marzo scorso conferisce al farmacista dell'Asl poteri impropri», rileva Filippo Anelli, presidente Omceo Bari. «I biosimilari conciliano efficacia ed equità, in un tempo in cui le risorse per la tutela della salute vanno centellinate; ma non si capisce perché ove il medico intenda usare un originator deve giustificare la sua scelta con riferimenti di letteratura scientifica i quali verranno vagliati dal farmacista dell'Asl. Quest'ultimo, se dissente, può rinviare il piano terapeutico al medico perché aggiusti la prescrizione, e se il medico insiste può invitare l'Asl a far pagare al medico la differenza».
La perplessità di Anelli è condivisa nel mondo ordinistico. «Anche la Fnomceo sottolinea che il governo clinico è prerogativa del medico e le altre professioni non hanno competenza in questa materia», dice Anelli. E sottolinea: «Nulla abbiamo contro il farmacista, al quale però spettano funzioni di farmacosorveglianza, o di registrazione del piano terapeutico: estendere prerogative dalle formalità sul Pt al merito delle decisioni è appropriazione di una competenza che tocca ai medici, e basterebbe a mio avviso attribuire i giusti poteri alle commissioni per l'appropriatezza previste dall'accordo nazionale ed attive in tutte le Asl».

Mauro Miserendino

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