Politica e Sanità
09 Maggio 2015Per poter realizzare la farmacia dei servizi, la categoria deve «uscire dalla miopia di questi ultimi 15 anni, guardare al profondo cambiamento che è avvenuto dalla riforma del Titolo V della Costituzione, cercare interlocutori locali e fare attenzione a non lasciare spazi incolti dove il terzo settore si sta già inserendo. Questa la riflessione proposta da Loredano Giorni, dirigente responsabile del Settore farmaceutici della regione Toscana, a commento delle indagini di Assofarm sullo stato dell'arte della Farmacia dei servizi presentate in occasione dell'apertura dei lavori di Farmacistapiù. «Assodato che per la sua capillarità, la farmacia è l'unico soggetto che può erogare servizi del Ssn ed è quindi scontato che possa diventare un presidio del Ssn viene da chiedersi perché non decolla» ha detto provocatoriamente Giorni. «A mio avviso c'è stata da parte della categoria dei farmacisti una miopia in questi 15 anni a non voler vedere che con la riforma del titolo V della Costituzione certe competenze sono state assegnate alle Regioni, altre allo stato e altre allo Stato e alle Regioni. In quest'ottica non è pensabile che lo stesso servizio erogato dalle farmacie possa andare bene su tutto il territorio in tutte le regioni, ma anzi devono essere erogati funzionalmente alla Regione, alla Asl se non addirittura alla realtà locale di zona all'interno delle Asl. Sono state volute e approvate norme per mantenere unitarietà del sistema della farmacia che doveva essere uguale dappertutto. Ma se si va avanti in questo modo credo che certi spazi nell'ambito dei servizi verranno occupati da altri settori diversi dalla farmacia. In una società come la nostra dove il bisogno di salute è in aumento se qualcuno lascia aperto uno spazio incolto qualcuna altro lo coltiva, e parti del terzo settore si stano già inserendo, con un danno per utenza e per il sistema sanitario perché probabilmente ci sarebbe costi più alti e qualità più bassa rispetto a quella che avrebbero servizi erogati dalle farmacie».
Simona Zazzetta
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