Tagli, Scaccabarozzi: Regioni pesino tutte le conseguenze delle loro ipotesi
Mentre dal Governo si cerca di mettere al sicuro i 2,35 miliardi di tagli al fondo sanitario «a decorrere dal 2015» inserendoli nella bozza di Dl sugli enti locali, che sarebbe dovuta entrare ieri in Consiglio dei ministri, e mentre Stato e Regioni - alcune, da poco, andate alle elezioni - sono ancora alla ricerca di una intesa su come declinarli, dalle industrie del farmaco arriva un nuovo appello a non colpire la farmaceutica: «Ogni miliardo di finanziamento in meno» dice a Farmacista33 Massimo Scaccabarozzi (foto), presidente di Farmindustria, a margine del 55esimo simposio Afi, in chiusura oggi a Rimini, «vale 150 milioni di pay back. Senza contare poi i tagli tecnici, quelli mascherati. Dietro per esempio a una revisione del prontuario fatta in chiave economica e non, come dovrebbe, su base scientifica». Il punto è semplice: «Neanche un anno fa abbiamo avuto un incontro con il Governo, in cui ci è stata promessa stabilità. Noi i risultati li abbiamo portati, anche prima della fine dell'anno: abbiamo investito, abbiamo assunto, anche prima del jobs act, tanto che siamo stati riconosciuti, dopo quello automobilistico, il settore che ha trainato la crescita del Paese, grazie alla produzione e all'export. Ma il problema come dicevo è sul mercato interno, laddove, per fare un esempio, il ripiano della spesa farmaceutica ospedaliera vale già oggi 500-600 milioni l'anno e può pesare sulla singola azienda dai 50 agli 80 milioni». Per questo, «mi auguro che le regioni ritornino sui propri passi: il Governo ha chiesto di mettere a posto i bilanci, di creare dei risparmi, ma non si può fare sempre pagare alla farmaceutica una parte che alla farmaceutica non spetta. Anche perché questa voce rappresenta a mala pena il 15% della spesa sanitaria mentre subirà, se le ipotesi circolate verranno poi confermate, tagli ben superiori al 30%. È evidente che i conti non tornano. E non sono neanche tagli lineari» ironizza Scaccabarozzi «perché altrimenti sarebbero proporzionali. E guardi che solo dal taglio del fondo, siamo già penalizzati di 300-350 milioni. Ma attenzione: negli altri mercati un definanziamento significa semplicemente opportunità in meno, nel nostro settore il taglio al fondo si traduce immediatamente in pay back, in cassa. Le regioni devono capire che le industrie non possono più fare il pay back, altrimenti ci possono essere dei danni e significherebbe aver dato delle indicazioni precise a un settore industriale». Una minaccia? «Una conseguenza. Le Regioni devono scegliere per il bene del paese e dietro a ogni decisione ci sono delle conseguenze: mi auguro che non siano negative, visto che il nostro settore in questo momento di positività al Paese ne ha portata tanta». Si tratta quindi «di andare a vedere dove ci sono gli sprechi reali, che probabilmente sono nell'85% della spesa sanitaria, e non nel 15% della farmaceutica». Ma anche «pensare a sistema di governance diversi».
Francesca Giani
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