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Politica e Sanità

08 Luglio 2015

Disoccupazione in aumento nonostante crescita fatturati. Mnlf: colpa dei titolari


Perché i fatturati crescono, le ore di apertura al pubblico pure, ma aumenta il livello di disoccupazione e precarietà tra i farmacisti? A chiederselo un comunicato del Movimento nazionale liberi farmacisti che non crede che le risposte siano quelle più comuni tra i rappresentanti della professione ossia la congiuntura economica e il numero eccessivo di laureati. Bensì, sottolinea Vincenzo Devito, presidente Mnlf, i livelli di disoccupazione e i più elevati livelli di sottoccupazione, sono dettati dai comportamenti irresponsabili di buona parte dei titolari di farmacia. Quali? «Quando si ricorre in maniera sempre più massiccia ai contratti di tirocinio post-laurea, vero e proprio oltraggio professionale per chi deve già sostenere l'apprendistato pre-laurea, quando si fa un uso disinvolto del part-time, si utilizzano contratti atipici o si provvede a pagare con "voucher" (buoni lavoro) alcune ore a chiamata o, in alcuni casi, non siamo in presenza di vero e proprio "lavoro nero", si può e si deve denunciare l'irresponsabilità». Eppure, continua la nota, l'attuale assetto legislativo della farmacia contribuisce a mantenere "congelate" le opportunità attraverso il continuo diniego alle riforme. Bene, secondo il presidente Mnlf, ha fatto la Fofi a creare un portale per far incontrare domanda e offerta del mondo del lavoro e altrettanto bene ha fatto a porre in discussione l'intero sistema previdenziale di categoria (Enpaf) la cui riforma totale è ormai improcrastinabile come a più riprese aveva già evidenziato il Mnlf. Ma secondo i liberi farmacisti non bastano queste iniziative serve una strategia che l'associazione di categoria divide in sette punti: liberalizzazione dei farmaci di fascia C; iniziativa parlamentare per abolire il tirocinio post laurea per i professionisti che già lo sostengono nel proprio corso di laurea; iniziativa parlamentare per ampliare le opportunità di lavoro dei laureati in farmacia nell'insegnamento, nell'industria, nella ricerca, negli ospedali e in tutti quei settori dove le competenze professionali possono essere utilizzate; riforma totale dell'Enpaf con la libera determinazione all'iscrizione per chi già possiede altra forma contributiva; riforma totale del corso di studi universitario con un ampliamento delle materie che porti a laureati con un elevato livello di specializzazione più attinente alle esigenze emergenti del mercato del lavoro; riforma dei corsi Ecm che modifichi completamente l'attuale sistema di aggiornamento orientato esclusivamente all'acquisizione dei crediti e al business degli organizzatori e poco al reale profitto di apprendimento. Meno crediti e più qualità. Infine individuazione da parte delle istituzioni di categoria di vere e proprie linee guida finalizzate al miglioramento professionale sul consiglio per patologia, sui servizi forniti, sulle dotazioni strumentali utilizzate come già avviene in numerosi Paesi non solo europei. Sette punti, conclude la nota, per far crescere la professione, creare nuove opportunità di lavoro e innalzare il livello qualitativo delle prestazioni, sette punti per abbandonare definitivamente logiche corporative e riappropriarsi realmente di quel ruolo che la società italiana pretende dal farmacista italiano.

Marco Malagutti

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