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Politica e Sanità

27 Ottobre 2015

Omeopatia, Boiron non replica a Garattini «ma solo in Italia mancano indicazioni in confezioni»


«Ho avuto modo di confrontarmi anni fa con Silvio Garattini, ho considerazione delle sue competenze scientifiche nel campo che ha approfondito, ma allopatia ed omeopatia non sono in guerra: è finita anche nel campo della scienza l'epoca in cui si poteva dire che le cose sono bianche o nere». La conseguenza di certa categoricità è che «l'Italia è il solo paese al mondo dove non si possono mettere le indicazioni sulle confezioni di farmaci omeopatici, mentre in tutti gli altri paesi al contrario c'è l'obbligo di inserirle». Si può riassumere così il contributo di Christian Boiron, direttore dell'omonima multinazionale produttrice di medicinali omeopatici, al dibattito in corso nel nostro paese sull'efficacia dell'omeopatia. Boiron è in Italia per presentare il suo libro "Cent'anni di ricerca in omeopatia": a breve uscirà in italiano. Ma proprio quest'anno Garattini ha pubblicato "Acqua fresca? Tutto quello che bisogna sapere sull'omeopatia". Nei fatti, sembra quasi una risposta al Direttore dell'Istituto Mario Negri, ma in realtà Boiron invita a guardare più in là. «Esistono due modi diversi di vedere la scienza. Per alcuni un fatto è scientifico quando se ne dimostra la realtà, per altri oltre a dimostrarne la realtà bisogna anche poter spiegare come si fa a provocare quel fatto». La seconda cosa con l'omeopatia oggi non è possibile. «Però - ricorda Boiron - per 40 anni l'aspirina è stata utilizzata senza conoscere il meccanismo d'azione; lo stesso va detto per i vaccini. Due anni fa, a Garattini ricordai che in realtà solo il 10% dei farmaci in commercio, "allopatici", hanno dato prova di efficacia. Un giorno conosceremo i meccanismi d'azione in base ai quali i medicinali omeopatici danno prove di efficacia; oggi però credo si debba tornare a pensare che la ricerca non deve dimostrare e convincere ma deve capire, comprendere, trovare, progredire». La Finanziaria 2015 ha rinviato al 2018 l'obbligo per le aziende produttrici di consegnare i dossier per la registrazione dei farmaci omeopatici commercializzati dal 1995 in poi, anziché fruire dal Ministero della Salute di autorizzazione "ope legis" com'è oggi, e ha modificato le tariffe per le registrazioni. Manca un'apertura del governo italiano sulla possibilità di inserire le indicazioni nelle confezioni: tutto questo in un contesto dove -a differenza di Francia o Germania - non è prevista la rimborsabilità di questi medicinali né l'inclusione delle visite del medico omeopata nei livelli essenziali d'assistenza. Boiron sottolinea questa carenza e osserva: «Il medicinale omeopatico rappresenta lo 0,1% del fatturato dell'industria farmaceutica mondiale; se una persona non si trova bene con le cure omeopatiche ha altre possibilità. Però, il fatto che il 50% degli abitanti del mondo siano aperti all'omeopatia ci pone altre domande. Il nostro obiettivo non è sostituire la medicina allopatica (che fino al 1850 non c'era, per anni si era assistito allo sviluppo dell'omeopatia). È invece di far sì che l'omeopatia si sviluppi sempre più e possa dare sempre di più».

Mauro Miserendino

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