Politica e Sanità
30 Maggio 2016«In Piemonte ci sono forti variabilità nella spesa farmaceutica da un'azienda sanitaria all'altra, in presenza di omogenee condizioni distributive e caratteristiche demografiche delle popolazioni. Noi abbiamo dettagliato tali variabilità per singola categoria farmacologica offrendo ai direttori generali i report prescrittivi anche di singoli medici delle loro Asl. Ora i direttori generali dovranno intervenire. Chiameranno i medici - di famiglia, specialisti, ospedalieri - e vedranno perché gli scostamenti si verificano e come rimediare». Loredano Giorni viene dalla Toscana ed è da otto mesi direttore del Servizio Farmaceutico della Regione Piemonte, una di quelle in deficit. La Regione ha constatato come di 1,3 miliardi di spesa farmaceutica regionale quasi 600 milioni siano ascrivibili a 11 gruppi di principi attivi: antibiotici, inibitori di pompa, antipertensivi, spray respiratori, insuline, immunostimolanti, eritropoietine, statine, biologici anti-Tnf, ormone della crescita. E ha prodotto una delibera che condiziona gli incentivi ai manager al conseguimento di obiettivi di minor spesa per certi farmaci.
«Abbiamo messo a confronto i comportamenti prescrittivi delle aziende sanitarie principalmente in relazione alle famiglie terapeutiche. Da un'Asl all'altra abbiamo rilevato discrepanze importanti», spiega Giorni. Ed esemplifica: «Prendiamo gli inibitori di pompa, costo 66 milioni di euro. Se l'Asl meno dispendiosa consuma 1,7 confezioni per abitante e un'altra 2,8 e la media regionale è 2,4, è normale chiedersi il perché di tali differenze. Sempre per gli Ipp, dall'Asl più costosa alla meno la spesa per paziente va da euro 10,66 a euro 18,54, un divario dell'80%. Altro caso eclatante, gli antibiotici, classe che alla Regione è costata 41 milioni di euro nel 2015: alcune Asl consumano il doppio di altre, e gli scostamenti sono marcati tra Asl contigue, intorno al 60%». I direttori generali dovrebbero attivare un confronto con i medici in grado di irreggimentare la spesa o intervenire sulle cause di eventuali sprechi. Il risparmio atteso è stato stimato nel 10-12% della spesa farmaceutica. Date la variabilità e l'invito ad adeguarsi all'azienda o al gruppo di aziende meno "spendaccione", sembra una previsione anche troppo prudente, «ma dobbiamo considerare - spiega Giorni - che i correttivi non scattano mai da un giorno all'altro, si è inaugurato un percorso che si spera dia i suoi frutti in tempi rapidi».
Mauro Miserendino
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