Parallel trade, Gianfrate: norme troppo restrittive sono contro legge libero mercato
L'Unione Europea ha bacchettato Portogallo e Slovacchia per aver applicato norme troppo restrittive sul parallel trade dei farmaci, ora hanno due mesi di tempo per modificarle e armonizzarsi alla normativa europea di libera circolazione delle merci «che è quanto di più liberista esista al mondo». A commentare l'intervento dell'Ue è Fabrizio Gianfrate, Professore di farmacoeconomia ed economia sanitaria all'Università degli Studi di Ferrara, che parlando con Farmacista33 sostiene: «Restringere il parallel trade va contro l'articolo 28 e 30 del trattato di Roma sulla libera circolazione delle merci, non si scappa». E proprio da qui nasce la contraddizione più grossa: «Il settore farmaceutico è quanto di più regolato e pianificato esista in qualunque settore commerciale economico-produttivo per cui è l'antitesi del libero mercato - afferma Gianfrate - quindi da una parte c'è la liberalizzazione del movimento delle merci che incentiva a venderli dove si vuole, dall'altro vengono imposti dei margini di redditività fissi per legge. Da questa incongruenza non se ne esce». In Italia si parla principalmente di "export parallelo" perché i margini imposti per legge nel nostro Paese, come avviene anche in Grecia e Portogallo, sono meno redditizi, il che fa di questi tre Stati i maggiori esportatori paralleli di farmaci in Europa, ma questo stesso fenomeno è quello che genera carenze che a volte non consentono di sopperire ai fabbisogni nazionali. «In Italia le autorità sanitarie non sono a favore dell'export parallelo perché è da lì che origina la carenza di farmaci sul territorio italiano», afferma Gianfrate. Ed è proprio questa problematica che ha spinto Portogallo e Slovacchia a mettere ulteriori controlli sui farmaci esportati. In particolare, la norma portoghese prevede che i grossisti forniscano informazioni non solo sulle esportazioni effettuate ma anche su quelle non ancora avvenute qualora interessino farmaci sui quali grava il rischio di carenze. In Slovacchia, invece, i grossisti devono dare comunicazione preventiva di tutte esportazioni e attendere 30 giorni per procedere alla fornitura in base alla regola del silenzio/assenso. In Italia non è stata applicata nessuna norma similare, «le autorità tengono traccia dei farmaci mancanti, non di quelli esportati, perché non sarebbe accettato proprio come è avvenuto in Portogallo» afferma Gianfrate. «Se la Commissione Europea, oltre a promuovere il libero commercio, proponesse una soluzione per superare il problema della carenza di farmaci l'Italia lo accetterebbe sicuramente molto volentieri. Questo è ciò che vorremmo che si risolvesse - afferma Eugenio Leopardi presidente Utifar interpellato sull'argomento da Farmacista33. «Il fatto di evitare il commercio non è il modo migliore per risolvere il problema, è un palliativo, forse la soluzione del doppio prezzo è la più papabile, ma l'Europa sembrerebbe essere contraria. Utifar - prosegue Leopardi - comprende lo spirito che ha mosso la Commissione Europea ma quando questo tocca la salute pubblica andrebbe filtrato dall'interesse del cittadino più che da quello commerciale. Abbiamo visto quello che è successo in Italia con la liberalizzazione degli orari e ora si stenta a trovare una farmacia notturna, e anche con l'esportazione dei farmaci le voci contrarie che si alzano non sono contrarie a quelle dei colleghi/distributori che esportano ma al problema delle carenze di farmaci sul territorio nazionale».
Attilia Burke
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