Furti e contraffazione, il procuratore: ci vogliono sanzioni adeguate a farmacisti da parte degli Ordini
Non ci sono sanzioni adeguate sul piano disciplinare da parte degli Ordini di appartenenza per i professionisti del farmaco che contribuiscono a supportare attività criminali in ambito farmaceutico grazie alla propria expertise. Il monito all'Ordine professionale dei farmacisti arriva dal sostituto procuratore della Repubblica del tribunale di Napoli Nord (Aversa) Diana Russo, con particolare riferimento a quanto accaduto nell'ambito dell'operazione Pharmalab, che ha visto coinvolti in crimini farmaceutici dei farmacisti «la cui sospensione dall'Ordine è stata legata solo e unicamente alla custodia cautelare in carcere, finita quella è stata revocata la sospensione», sottolinea Russo. Se ne è parlato durante la Conferenza internazionale del progetto Fakeshare II, coordinato dall'Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) e co-finanziato dal Programma di Prevenzione e lotta contro la criminalità della CE, con l'obiettivo di sviluppare iniziative per il contrasto del crimine farmaceutico.
Secondo il procuratore Russo, nell'ambito dell'operazione Pharmalab, la partecipazione della figura professionale del farmacista avrebbe fornito «un contributo essenziale» per espletare alcuni passaggi all'interno della filiera di distribuzione di farmaci rubati, con particolare riferimento alla «catalogazione di farmaci, che in alcuni casi utilizza anche software professionali in uso nelle farmacie, per produrre false fatturazioni». Per questo motivo «sono necessarie sanzioni accessorie applicabili ai soggetti esperti - afferma Russo - bisognerebbe valutare l'introduzione della fattispecie ad hoc o quantomeno di una circostanza aggravante, o quanto meno ad effetto speciale, cioè che comporti una pena significativamente diversa in relazione ai delitti contro il patrimonio che abbiano in oggetto farmaci o comunque prodotti per la cui vendita è richiesta un'autorizzazione. Inoltre, bisognerebbe introdurre un canale di sanzioni accessorie per i soggetti professionisti che, a qualunque titolo, concorrano nel reato, magari prevedendo anche la possibilità di comunicazione da parte della procura agli Ordini di appartenenza perché se questo trasferimento di informazioni non viene reso obbligatorio o non è consentito si rischia di incorrere in una violazione dei dati sensibili».
A spezzare una lancia in favore degli Ordini professionali è il Direttore dell'Ufficio Qualità dei prodotti e Contraffazione dell'Aifa Domenico Di Giorgio, il quale, parlando con Farmacista33, ha sottolineato che: «Dopo l'esperienza della Dottoressa Russo, relativa a quel caso specifico, sono stati fatti dei passi avanti. Il cammino che abbiamo intrapreso sulle indisponibilità coinvolge anche la Federazione degli Ordini quindi comunque adesso abbiamo più tavoli ai quali possiamo approfondire questi temi e il tema etico è sicuramente uno di quelli che sono correlati anche alla questione indisponibilità. Alla fine è tutta una stessa partita: la qualificazione della filiera e il riconoscimento degli operatori che lavorano bene, perché regole più strette garantiscono tutti quanti, anche chi lavora bene rispetto a chi lavora male».
L'operazione Pharmalab era partita nel giugno del 2014 in seguito alla scoperta occasionale, da parte della Guardia di Finanza di Fiumicino, di un deposito contenente 58.222 confezioni di farmaci di diverso genere per un valore rendicontato di mercato di 839.530,89 euro. Le indagini avviate dalla procura di Napoli Nord al fine di ricostruire la filiera di distribuzione illegale e acclarare la provenienza dei farmaci, ha consentito di identificare i componenti di un'associazione a delinquere la cui attività era articolata in più fasi: furti presso farmacie anche ospedaliere o verso i camion che trasportavano farmaci, stoccaggio dei farmaci in depositi occulti prevalentemente in Campania, catalogazione di prodotti da parte di soggetti esperti, quali anche farmacisti o informatori scientifici, cessione a soggetti, grossisti o piccole farmacie della Campania, dediti alla reimmissione dei farmaci nel circuito ufficiale. L'organizzazione, composta interamente da italiani, rifornivano anche grossisti ufficiali, oltre che piccole farmacie, che acquistavano solo apparentemente da società estere inesistenti attraverso una falsa fatturazione, in questo modo oltre a frodare il Ssn venivano reimmessi in circolazione farmaci potenzialmente pericolosi per la salute perché venivano stoccati per un tempo indeterminato, in condizioni non note e di certo non conformi alle restrizioni vigenti. Le indagini hanno consentito alla fine del 2014 di sequestrare ulteriori 3.117 confezioni di farmaci, tra cui oncologici e antireumatici per un valore di mercato pari a 963.575,23 euro.Attilia Burke
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