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Politica e Sanità

30 Novembre 2016

E-cig, I-qos e le alternative alle sigarette. Gli esperti fanno il punto


Dalle e-cig che producono vapore a basse temperature (150 gradi), fino ad arrivare al più recente Iqos, un dispositivo dal quale si aspira il cosiddetto "fumo freddo" scaldando il tabacco senza bruciarlo (300 gradi), l'intento con il quale nascono questi prodotti è sempre lo stesso: proporre al fumatore che non riesce a smettere, un'alternativa meno dannosa per la propria salute. Tuttavia, quando viene messo a punto un dispositivo con anche il più nobile dei presupposti, non sempre il target viene centrato, basti pensare che «in Italia il 70% dei consumatori di sigarette elettroniche è duale, fuma all'aria aperta e "svapa" nei luoghi chiusi, mentre il 10% delle persone che utilizzano e-cig non hanno mai fumato sigarette», spiega a Farmacista33 Roberto Boffi, responsabile del Centro danni da fumo dell'Istituto nazionale tumori di Milano.

Il modo in cui viene immesso sul mercato un prodotto influenza sensibilmente il target del prodotto stesso. «Le sigarette elettroniche e Iqos vengono vendute in tabaccheria e nei negozi specializzati e non in farmacia. Se i prodotti fossero stati orientati alla vendita in farmacia, sarebbero stati prescrivibili per soggetti mirati, così invece il rischio è che venga favorita l'insorgenza di nuove dipendenze, specialmente tra gli adolescenti ai quali, fino a pochi mesi fa, non era vietato l'accesso», spiega Boffi. A incidere sull'utilizzo dei dispositivi è anche la politica applicata dallo Stato: «Il Ministero della salute inglese sponsorizza l'utilizzo di questi device per i pazienti che non riescono a smettere di fumare - afferma Umberto Tirelli, Direttore Divisione di Oncologia medica, centro di riferimento oncologico di Aviano, (Cro) Istituto nazionale tumori - Il Royal college of physicians suggerisce ai medici anglosassoni di consigliare queste alternative quando necessario, e in Inghilterra è stato osservato un calo di fumatori di sigarette tradizionali, in contrapposizione a un incremento di persone che fuma sigarette elettroniche».

Ma questi dispositivi sono sicuri? «Abbiamo una pubblicazione che dovrebbe uscire tra qualche mese, con un grosso studio di confronto tra sigarette tradizionali, Iqos e sigarette elettroniche di vecchia generazione - afferma Boffi - le Iqos sono dannose, anche se meno delle sigarette tradizionali, ma sicuramente più delle sigarette elettroniche di vecchia generazione, e poi contengono il tabacco che libera diverse sostanze tra cui aldeidi e formaldeide cancerogena. In cambio, nella sigaretta elettronica la quantità di metalli pesanti e in particolare nichel è 4 volte superiore a quella presente nelle sigarette tradizionali e per questo possono dare broncospasmo. Anche stare vicino a chi ne fa uso può indurre una reazione di questo tipo, specialmente nei soggetti sensibili. Tuttavia, rispetto all'Iqos, non contengono sostanze cancerogene».

L'utilizzo di questi dispositivi dev'essere dunque motivato da una forte dipendenza al fumo da sigaretta: «Ovviamente sarebbe meglio non fumare niente - commenta Tirelli - Tuttavia, per un cinquantenne che fuma un pacchetto al giorno, che non riesce a smettere in nessun modo, come mi è capitato spesso di vedere nella mia esperienza, con una e-cig o una I-qos sono sicuro che i danni per la sua salute possono essere ridotti di molto. Nei pazienti più difficili ho visto maggiore accettazione verso questo secondo dispositivo perché ha caratteristiche più simili alla sigaretta». Dal punto di vista legislativo, se l'Iqos in Italia, Giappone e Svizzera è disponibile in alcuni centri vendita specializzati, negli Stati Uniti l'Fda non ha ancora acconsentito all'immissione in commercio del prodotto. Tuttavia, la domanda è stata depositata. L'atteggiamento adottato in Italia è figlio del d.lgs. n.6/2016 in vigore da febbraio 2016 con il quale l'Italia recepisce la direttiva europea 2014/40/Eu, che va a coprire quello che era un vero e proprio vuoto normativo in materia. La normativa europea richiede, per tutti i prodotti in commercio dopo il 19 maggio 2014, "studi scientifici disponibili sulla tossicità, sulla capacità di indurre dipendenza e sull'attrattiva del prodotto del tabacco di nuova generazione, con particolare riguardo agli ingredienti e alle emissioni; gli studi disponibili, le relative sintesi e le ricerche di mercato sulle presenze dei vari gruppi di consumatori, compresi i giovani e gli attuali fumatori; altre informazioni disponibili pertinenti, riguardanti tra l'altro un'analisi rischi-benefici del prodotto, dei suoi effetti attesi in termini di disassuefazione dal consumo del tabacco, dei suoi effetti attesi in termini di iniziazione al consumo di tabacco e anticipazioni della percezione da parte del consumatore", è scritto nella direttiva. L'Iqos è stata immessa sul mercato italiano nell'autunno del 2014, dunque deve rispettare i criteri richiesti nella normativa.

L'Iqos «consente di ridurre di oltre il 90% le sostanze dannose o potenzialmente dannose rispetto al fumo di sigaretta», spiega Manuel C. Peitsch, chief scientific officer della Philip Morris International, durante una conferenza a Roma in occasione della quale sono state presentate alcune ricerche condotte dall'azienda su Iqos. Quella presentata da Peitsch «è una ricerca in vitro e su animali - spiega Antonio Miadonna, Direttore del Dipartimento di medicina interna, specialistica e riabilitazione A.O. Ospedali Fatebenefratelli di Milano - bisognerà aspettare alcuni anni affinché i medesimi dati possano essere confermati da una sperimentazione sugli uomini. I presupposti di questa ricerca sicuramente vanno nella strada di poter ridurre il rischio perché l'Iqos non produce tante di quelle sostanze (dovute alla combustione della sigaretta, della carta) che causano i tumori polmonari». Esistono anche due studi clinici della durata di tre mesi dove è stata osservata una riduzione dell'esposizione a 15 costituenti dannosi in fumatori adulti che passano completamente a iQOS. Tuttavia, va sottolineato che tutti gli studi presentati su Iqos sono stati condotti dall'azienda produttrice. Bisognerà, dunque, aspettare ancora qualche mese per vedere pubblicati i risultati delle ricerche condotte dal Centro danni da fumo dell'Istituto nazionale tumori di Milano. Ci sono anche dichiarazioni discordanti circa l'utilizzo di Iqos in ambienti chiusi: secondo l'azienda produttrice, infatti «l'utilizzo di iQOS non influenza in maniera negativa la qualità dell'aria e iQOS non è una fonte di fumo passivo». Non la pensa allo stesso modo Boffi, secondo il quale Iqos «produce grosse quantità di nicotina ambientale, e per questo motivo, secondo noi, è profondamente ingiusto che ne venga consentito l'utilizzo nei luoghi pubblici».


Attilia Burke

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