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Politica e Sanità

19 Gennaio 2017

Specializzandi farmacia ospedaliera, poche borse e compensi troppo variabili


Poche borse di studio erogate, compensi - quando ci sono - estremamente variabili e che talvolta possono essere anche al di sotto dei diecimila euro annui, necessità di spostamenti in diverse sedi: quasi uno specializzando su due non ha mezzi di sostentamento indipendenti. E la conseguenza è che in molti sono costretti a essere mantenuti o a cercare altri impieghi anche non inerenti alla professione, con il rischio di ricadute sulla qualità formativa.

È questa la situazione degli iscritti alle scuole di specializzazione in farmacia ospedaliera, secondo quanto denunciano Roberto Langella, coordinatore degli specializzandi in farmacia ospedaliera, e la Rete Nazionale degli Specializzandi, anche sulla base del Survey "It's selfie time", condotto online nell'autunno dell'anno scorso per scattare una fotografia. Il questionario, ripreso in parte sul blog della rete ma i cui risultati complessivi sono in attesa di pubblicazione, ha riguardato sette topic, tra cui, appunto, contratti di lavoro e autonomia nello svolgere le attività previste dal tirocinio, e ha visto un'adesione del 68% rispetto al totale degli iscritti alle Scuole di Specializzazione in Farmacia Ospedaliera italiane. A emergere, spiega Langella, «è una situazione di instabilità economica - con la necessità di ricercare un altro impiego, anche non inerente alla professione -, e, contemporaneamente, dato che il percorso formativo impegna full time, di difficoltà nel conciliare lavori extra e attività formative». Tanto che, «quasi uno specializzando su due non ha mezzi di sostentamento indipendenti o lavora in un ambito non collegato alla farmacia ospedaliera, con, in particolare, il 22% degli intervistati che dichiara di essere mantenuto». Nel dettaglio, «tra coloro che non hanno una borsa, il 42% ha un'occupazione in una farmacia aperta al pubblico o in una parafarmacia. Un altro 42% ha, invece, un impiego all'interno di una struttura dell'SSN nella quale può svolgere parte delle attività del tirocinio formativo previsto dalla scuola. L'8% ha un lavoro in una struttura SSN diversa da quelle in cui svolge il tirocinio formativo con la conseguenza che si deve spostarsi tra le varie sedi».

Con il rischio, continua Langella, che «possa essere ostacolata o comunque complicata la regolare frequenza al tirocinio». Per di più, sul fronte della retribuzione (in termini di importo lordo annuo) la situazione non è migliore: «Il 39% degli specializzandi riceve una borsa di studio con importo che varia dai 10 mila ai 20 mila euro, il 37% da 1 a 10 mila euro annui, il 23% da 21 a 30 mila e solo il 3% supera i 30 mila euro all'anno». Il tutto con un grande divario tra nord e sud: «Il numero di borse Ssfo erogate risulta infatti notevolmente più elevato al Nord rispetto al Centro Sud». L'indagine, continua Langella, «ha messo in luce un altro risultato che ritengo molto importante: dall'autovalutazione sugli obiettivi formativi raggiunti durante il tirocinio, emerge che gli specializzandi con Borsa erogata dall'Università ritengono di rispettare maggiormente gli obiettivi formativi obbligatori in confronto ai colleghi senza Borsa Ssfo. E, considerando il fatto che tra questi ultimi ci sono anche colleghi con contratti ospedalieri economicamente più consistenti delle borse universitarie, il risultato è notevole: non basta fornire un qualsiasi supporto economico per ovviare ai mancati contratti di formazione. Tutt'altro: per mantenere invariata la qualità del percorso formativo serve un inquadramento economico che permetta allo specializzando di restare specializzando per quattro anni (evitando di alimentare il sotto-precariato dilagante del nostro SSN che vede gli specializzandi più come tuttofare che come un valore su cui investire). E gli unici contratti che garantiscono il raggiungimento di tali obiettivi sono i contratti di formazione/borse di studio universitarie. La nostra attenzione non è quindi rivolta esclusivamente al problema economico, ma anzi, è diretta soprattutto alla difesa della qualità e dell'efficienza della formazione specialistica e, vista la correlazione diretta tra borse di studio/contratti di formazione e qualità del percorso di specializzazione, la nostra rivendicazione è mirata a salvaguardare la Professione e non tanto a ottenere uno stipendio sicuro per i quattro anni di Scuola».

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