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Politica e Sanità

26 Gennaio 2017

Distribuzione diretta, scoppia caso sui social: la denuncia dei farmacisti emiliani


Distribuzione diretta, scoppia caso sui social: la denuncia dei farmacisti emiliani

Ventinove confezioni di quetiapina, 8 di seroquel, 7 di tachidol, 6 di trittico e 4 di allopurinolo. È questa la lista di confezioni di farmaci che, a quanto denuncia una foto condivisa sui social, sarebbero "avanzate" a una donna novantottenne da poco deceduta. Una quantità di farmaci smodata distribuiti all'anziana signora tramite distribuzione diretta presso una Asl della provincia di Modena. Un caso emblematico, secondo le denunce che si sono susseguite in rete, di come la situazione della distribuzione farmaceutica, oggetto di uno sciopero proprio oggi, sia del tutto fuori controllo in Emilia Romagna. Perché se è vero che si tratta della fornitura di una ultranovantenne, è anche vero che è tipica della modalità distributiva delle aziende ospedaliere non in grado di dispensare al dettaglio come le farmacie e quindi "costrette" a dispensare forniture molto estese.

Una prassi confermata dalla voce dei farmacisti della zona: «Distribuiscono per sei mesi le terapie alla dimissione e poi non si sa che cosa fanno di questi farmaci» ci dice una farmacista. «Li assumono? C'è aderenza terapeutica?». Un problema che non si pone con le farmacie territoriali per le quali la distribuzione è rigorosamente tracciata e la rete con i medici di famiglia e sotto controllo costante. «Un caso lampante» incalza un'altra farmacista della zona. «Ma come? Si parla di controllo della spesa farmaceutica, di avere distribuzione congrua e le farmacie territoriali sono monitorate per una scatola in più e invece con la distribuzione diretta non esiste attenzione e si dispensano 30 scatole dello stesso farmaco a un quasi centenario? Sono farmaci persi». Ma i problemi non finiscono qui esiste, infatti, anche la situazione del doppio canale, come denuncia un'altra farmacista. «In Emilia Romagna c'è concorrenza sleale. Per lo stesso farmaco presso la Asl i pazienti non pagano né il ticket né la differenza di prezzo tra generico e originale». Una modalità che nelle intenzioni del legislatore avrebbe dovuto ridurre la spesa farmaceutica, soprattutto quella territoriale, ma che nei fatti ha creato un doppio canale di distribuzione che va a danno dei farmacisti territoriali.

Ed è proprio questo uno dei nodi messi in discussione dai farmacisti, che oggi scioperano in Emilia Romagna. Una situazione confermata da Maurizio Cini docente presso la facoltà di Farmacia dell'Università di Bologna. «Non è giuridicamente corretto parlare di concorrenza sleale, visto che le farmacie sono in convenzione, non in concorrenza, con la Asl. E questa convenzione potrebbe essere disdettata» premette il docente. «Ma si tratta sicuramente di una situazione di privilegio dal punto di vista economico per le Asl, tenuto conto che la possibilità di non pagare il ticket può essere ghiotta per il cittadino sempre molto guardingo su questi aspetti. Il tutto» aggiunge Cini «con un rilevante danno sociale, vista la maggiore difficoltà a reperire medicinali presso le farmacie ospedaliere, soprattutto per i pazienti anziani». Una possibile soluzione per evitare l'enorme spreco di farmaci con la distribuzione diretta, conclude l'esperto «potrebbe essere quella di coinvolgere le farmacie nel controllo sull'aderenza terapeutica e nel tenere le fila tra medici di famiglia e pazienti e nella verifica se i farmaci ricevuto corrispondono alla prescrizione medica». L'auspicato accordo tra Regione e farmacie da questo punto di vista, sarà determinante.

Marco Malagutti

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