Politica e Sanità
07 Febbraio 2017L'Associazione Italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica, Adi, si unisce alla campagna di denuncia portata avanti dall'Ordine dei medici di Roma contro i pericoli delle «diete alla moda», sempre più spesso promosse in trasmissioni televisive e da «presunti esperti» che non svolgono la professione medica. Il caso, nello specifico, riguarda il fenomeno mediatico del farmacista Alberico Lemme, convocato anche dall'Ordine dei Farmacisti dopo le sue ultime dichiarazioni, ormai solito utilizzare il mezzo televisivo come veicolo di propaganda per proporre diete che secondo la comunità scientifica sarebbero senza fondamenti e quindi pericolose.
«Ricordiamo prima di tutto agli autori e ai conduttori di programmi televisivi che trattano argomenti di natura scientifica, come la nutrizione o l'alimentazione, che la dieta è una terapia e come tale richiede una diagnosi prima di essere prescritta - precisa Antonio Caretto, presidente Adi - L'unico professionista autorizzato alla prescrizione terapeutica non è il "tuttologo", che siede il più delle volte nei salotti televisivi, ma il medico, ovvero uno specialista adeguatamente preparato in materia come il dietologo (medico specializzato in scienza dell'alimentazione)». E ancora, «Le società scientifiche accreditate dal Ministero della Salute, come ADI - continua Caretto - esistono anche a garanzia dei messaggi e delle informazioni che vengono veicolate dai media, per proteggere i cittadini dalle errate comunicazioni e informazioni. È auspicabile, dunque, che nell'interesse della salute pubblica, vengano interpellate per prime dai programmi televisivi che trattano temi riguardanti i vari aspetti della corretta alimentazione e nutrizione, così come previsto da un recente accordo firmato tra il Governo e le Regioni».
A questo proposito l'Adi ribadisce la pericolosità per la salute che si nasconde dietro prodotti e diete incongrue che fanno parte del cosiddetto fenomeno delle popular diet, ovvero quel genere di diete che godono di un successo mediatico e di pubblico, per lo più temporaneo, in virtù di benefici poco credibili e rafforzati dalla testimonianza di personaggi del mondo dello spettacolo o dello sport. «L'epidemia globale dell'obesità e le difficoltà di raggiungere e mantenere una condizione di normopeso, hanno creato nel corso degli ultimi anni un ampio interesse dell'opinione pubblica verso il fenomeno della popular diet - spiega Barbara Paolini, vicesegretario nazionale Adi - Il più delle volte però ci si dimentica che dietro a questo genere di diete vi sono delle finalità meramente economiche che fanno leva sull'esigenza e la debolezza delle persone che vogliono o devono perdere peso e sulla loro insufficiente conoscenza dei prodotti o delle procedure proposte».
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