Politica e Sanità
24 Maggio 2017Lo studio I-Mur, dopo la recente pubblicazione in BMC Health Services, guadagna spazio anche nelle pagine del British medical journal che pubblica una lettera all'editore a firma di Michela Tinelli, assistente di ricerca di Andrea Manfrin della Medway School of Pharmacy, primo firmatario dello studio, e una segnalazione nella rivista della Royal Pharmaceutical Society, Pharmaceutical journal.
Nella sua lettera, la ricercatrice riporta una riflessione di Geoff Watts, medical writer del Bmj: «Il fatto di non sfruttare appieno la conoscenza dei farmacisti è da tempo una delle preoccupazioni ricorrenti della professione, a prescindere dalla consapevolezza del ruolo che i farmacisti potrebbero avere nella gestione delle cronicità come obesità, fumo e asma». Secondo Tinelli la risposta può arrivare dall'I-Mur che offre «un esempio concreto di come i farmacisti di comunità possano svolgere un ruolo fondamentale nella cura oltre che nella dispensazione di farmaci e di come il loro contributo aggiunga valore alla prestazione di servizi in termini di migliorata efficacia clinica, adesione dei farmaci, qualità della vita, ma anche efficientamento dei costi per il Servizio sanitario nazionale e la società in generale. E i risultati ottenuti suggeriscono che il servizio revisione dei medicinali (Mur) erogato dai farmacisti italiani ai pazienti asmatici è più efficace dell'assistenza usuale. Gli autori dello studio» conclude la ricercatrice «credono che i servizi orientati al paziente e ai servizi clinic, come I-MUR, potrebbero confermare i farmacisti come importanti attori all'interno del team di professionisti del settore sanitario e hanno un buon successo nella fornitura di servizi sanitari.
A interessarsi dell'I-Mur anche la Royal Pharmaceutical Society che nella sezione News segnala lo studio e i risultati ottenuti in termini clinici e di ottimizzazione dei costi. «Lo studio si basa su un'intervista strutturata e somministrata in spazi dedicati nella farmacia di comunità che esamina 5 aree: sintomi dell'asma; uso di medicinali; atteggiamento nei confronti dei farmaci; aderenza; identificazione dei problemi di assistenza farmaceutica. Dopo tre mesi, nei pazienti che avevano ricevuto l'intervento aumentava del 76% la probabilità di asma controllato dell'asma rispetto ai pazienti dell'altro gruppo con assistenza standard». Da un punto di vista economico, nota il Pharmaceutical journal, «le analisi dei ricercatori hanno dimostrato che dopo 9 mesi, la probabilità che l'intervento fosse più conveniente rispetto alla solita assistenza è del 100%, e inoltre che si poteva ridurre il numero medio di farmaci e aumentare l'aderenza auto-percepita dal paziente»
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