Politica e Sanità
29 Giugno 2017Dalla maggioranza di Governo il coro è unanime: ora si approvi il testo il più rapidamente possibile. Sono queste le prime reazioni dopo il passaggio alla Camera dell'atteso provvedimento sulla Concorrenza. «Finalmente la Camera ha approvato il Ddl concorrenza» dichiara il sottosegretario allo Sviluppo economico, Antonio Gentile, che ha seguito l'iter del provvedimento: «ora il Senato deve provvedere a una rapida calendarizzazione per arrivare al via libera definitivo prima della pausa estiva, secondo gli impegni assunti dal Governo e dai partiti della maggioranza. La vicenda di questo disegno di legge» aggiunge Gentile «è paradigmatica di tutti i problemi italiani: le lungaggini istituzionali, la resistenza delle lobby, ma soprattutto il costante indecisionismo politico, che ha causato ritardi su ritardi. Nonostante i ripetuti tentativi del Governo, il momento dell'approvazione è stato rimandato di mese in mese, sebbene il testo fosse sostanzialmente chiuso già nell'agosto 2016, quando è uscito dalla commissione Industria del Senato. L'interesse del Paese, però, consiste nel proseguire il percorso riformista, che non può essere costantemente rallentato dalle incertezze politiche. Per quanto riguarda il Governo, abbiamo sempre cercato di prestare il massimo della collaborazione e di essere disponibili a venire incontro alle richieste del Parlamento. Adesso è il momento di chiudere questo dossier: confido che il Senato saprà fare la sua parte».
Sulla stessa lunghezza d'onda il capogruppo Pd in commissione Attività produttive, Gianluca Benamati che garantisce «una celere trattazione in Senato, come già stato detto dal ministro Finocchiaro a nome del Governo, e come il mio gruppo si impegnerà a fare nella Camera Alta del Parlamento, e in quella sede ognuno si assumerà le proprie responsabilità. Siamo intervenuti» ha sottolineato ancora «su un numero limitato di argomenti, in maniera estremamente chirurgica perché le modifiche siano ridotte in numero e consentano, stante l'esistenza del sistema bicamerale perfetto, una lettura rapida nella Camera Alta, nel Senato, e questo dovrebbe garantire un passaggio veloce». Di diverso avviso Adriana Galgano, deputata di Civici e Innovatori, gruppo che si è astenuto, che rilancia anche sulla mancata liberalizzazione dei farmaci di fascia C. «Ci siamo battuti perché venisse approvato e avevamo chiesto che il governo mettesse la fiducia. È incredibile che dopo 857 giorni si sia deciso di farlo ritornare al Senato» sottolinea. «Il Ddl concorrenza non è certo quello che avremmo voluto. Basta ricordare due delle battaglie che abbiamo combattuto e perso a favore dei cittadini e dell'equità: quella per la liberalizzazione dei farmaci di fascia C e quella per consentire ad imprese giovani di operare nel turismo, attraverso l'uso dei risciò per trasportare le persone nei centri storici, come succede in tutta Europa».
Fermo no, invece, da Luigi D'Ambrosio Lettieri (Direzione Italia), per il quale «non solo siamo di fronte all'ennesima occasione mancata, ma ad un provvedimento infarcito di ambiguità e contraddizioni, che non farà bene né alla comunità, né allo sviluppo economico del Paese, ma anzi strizza l'occhio ai potentati economici e alle vere lobby e punisce gli interessi e le legittime aspettative dei cittadini». Con riferimento all'ambito farmaceutico D'Ambrosio Lettieri sottolinea come «il sistema è in ginocchio a causa di provvedimenti maldestri adottati nel passato - dalle varie lenzuolate al Crescitalia - che hanno piegato la farmacia italiana. L'effetto conseguente all'applicazione del ddl concorrenza sarà quello dell'ingresso di capitali nella proprietà delle farmacie senza alcun tetto complessivo efficace a garantire la prevalenza della professione rispetto alla logica del mercatismo» con il risultato di servire su un piatto d'argento, un settore strategico come quello delle farmacie «a monopoli e oligopoli ed esposto come niente fosse anche all'assalto di possibili fenomeni illegali». D'Ambrosio tornerà però a presentare in Senato «l'emendamento al comma 159 della legge che inseriva un semplice avverbio riferito alle società di capitali e alla loro possibilità di acquisizione delle farmacie - e cioè "complessivamente" - che avrebbe scongiurato ogni rischio anche solo di libera interpretazione della disposizione di legge in relazione al tetto. Mi auguro il passaggio in Senato porti consiglio».
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