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Politica e Sanità

27 Luglio 2017

Familiari in farmacia, l’esperta: registrazione Inps obbligatoria per dipendenti e coadiutori


L'esercizio della farmacia va registrato all'Inps e l'obbligo è di natura burocratica, senza che da ciò derivi un onere assicurativo. L'onere assicurativo nasce in presenza di dipendenti, ma anche di coadiutori familiari, che vanno assicurati presso l'Inps. A ribadirlo Paola Ferrari, avvocato dell'omonimo studio legale, che ha ricapitolato la recente sentenza (n. 17914 del 20/7/2017) della Corte di cassazione (lavoro). La vicenda fa riferimento a un titolare e alla coniuge, coadiutrice dell'impresa familiare, che avevano contestato il verbale di accertamento ispettivo con il quale l'Inps aveva ritenuto sussistente l'obbligo di iscrizione della moglie nella gestione commercianti quale titolare non attivo. La domanda fu rigettata dal Tribunale, nel contraddittorio con l'Istituto previdenziale, con una conferma anche in Corte d'appello. «L'esercizio della farmacia» è il commento «va registrato all'Inps ma questo non fa sorgere l'onere assicurativo a carico del farmacista: si tratta di un onere burocratico finalizzato all'attuazione dell'obbligo previdenziale nei confronti di eventuali coadiutori familiari e/o dipendenti».

L'onere assicurativo c'è invece di fronte all'effettiva «presenza di dipendenti, ma anche di coadiutori familiari, indipendentemente dal fatto che siano o no farmacisti». Ecco quindi che il titolare «è obbligato ad assicurare presso l'Inps non solo i dipendenti, ma anche i coadiutori familiari». Un tema «che è importante ribadire in quanto risultano aperte moltissime cause, anche se si tratta di una questione su cui la giurisprudenza è ormai chiara». Come chiara è la natura di impresa commerciale della farmacia: «non può esserci più alcun dubbio, a detta dei giudici, sulla natura di impresa commerciale delle farmacie dal momento che accanto alla dispensazione dei farmaci, che rappresenta un'attività squisitamente intellettuale, si affianca la vendita di numerosi prodotti (es. terapeutici, erboristici, profumeria, integratori alimentari) che non possono qualificarsi come "sanitari" in senso stretto».


Francesca Giani

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