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Politica e Sanità

07 Novembre 2018

Spreco farmaci, medici favorevoli a mini-confezioni


Farmacisti e ministro chiamano, i medici di famiglia rispondono. E con Saffi Ettore Giustini, responsabile SIMG Area farmaco e a lungo membro del gruppo di lavoro Aifa "Farmaci e territorio", formulano tre proposte contro lo spreco di medicinali, corrispondenti ad altrettanti interventi del legislatore. Primo, consentire ai farmacisti di spacchettare le confezioni; secondo, permettere ai medici di famiglia di prescrivere farmaci oggi specialistici ma necessari a pazienti cronici gestiti sul territorio, spesso in buona salute; terzo, cambiare la norma del codice penale che non consente ai medici di girare ai malati confezioni scartate da altri pazienti ma non scadute.

Tutto parte da una dichiarazione del ministro della Salute Giulia Grillo, che per recuperare risorse con cui togliere il superticket agli italiani intende ricontrattare al ribasso i prezzi dei farmaci anti-epatite C, agire contro gli sprechi rivedendo le dosi nelle confezioni e inserire indicazioni per l'Aifa provenienti dal tavolo tecnico per la governance farmaceutica insediato lo scorso luglio. Pronta la risposta del presidente Federfarma Marco Cossolo, che si dice disponibile a valutare nuove modalità di consegna personalizzata prendendo spunto dalle esperienze di Usa e Nord Europa (anche confezioni monodose) e auspica un tavolo aperto ai medici di famiglia. Cossolo segnala pure lo spreco proveniente dalla distribuzione diretta, da ingenti quantitativi di medicinali specialistici e costosi per terapie di mesi che non vengono fruiti per via della morte del paziente, o di una reazione avversa, o di una diversa prescrizione. Farmaci che non possono essere usati più da nessun altro: si ricorderà il caso dei 13 medici di famiglia padovani detentori di alcune confezioni, indagati per "commercio di medicinali guasti" (secondo l'articolo 443 del codice penale comportante in teoria la reclusione fino a 6 anni).

Giustini prova a dare risposte dal "fronte" della medicina generale. «Fin qui la farmacia non può spacchettare le scatole, penso che sarà complesso ma utile intervenire sulla previsione di nuove confezioni e/o sulle competenze dei distributori. Peraltro, sono già in commercio dosi ridotte, tipo 14 compresse, ma non è facile per noi individuare i criteri con cui sono commercializzate: a volte è più il traffico che fanno i pazienti a venire in studio e chiederci più ricette tra prima visita e controllo che il vantaggio. Ci sono peraltro farmaci che prima di funzionare hanno bisogno di un periodo (antidepressivi, anche antipertensivi) ed altri comunque da valutare per gli effetti collaterali, le intolleranze, le interazioni. Si potrebbe pensare a una confezione start valida 15-20 giorni durante i quali il medico monitora, da affiancare a quella ordinaria». C'è poi il nodo dei farmaci innovativi. «A noi Mmg sono preclusi, si teme immagino un'esplosione della spesa, che invece potrebbe essere controllata utilizzando linee guida prescrittive fissate in tandem con lo specialista». L'idea si va facendo strada a seguito del successo dell'audit in alcune aggregazioni in Toscana. Per Giustini, dal punto di vista del "pubblico" è un'incoerenza «affidare al solo specialista la redazione del piano terapeutico anche per antidiabetici orali, che potremmo somministrare noi mmg in quanto farmaci di primo intervento al pari della metformina, o per combinazioni di anti-Bpco che già prescriviamo separati. Da una parte si vuole l'ottimizzazione della spesa, dall'altra si rinuncia a costruire team di medici ospedale-territorio in grado di assicurare una corretta governance della ricetta; e si riserva al solo specialista una prescrizione che anche per lui cambia, si pensi a come mutano le linee guida anche ogni sei mesi su certe patologie».

Anche a seguito dei compiti riservati dalla convenzione sulle cronicità, «noi medici di famiglia dovremmo poter prescrivere alcuni farmaci innovativi, e stilare piani terapeutici, previa formazione e uso di note limitative mirate». Infine, «è sbagliato buttare nei cassonetti le confezioni non scadute, spesso provenienti da distribuzione diretta; oggi a malincuore non le possiamo girare a chi ne ha bisogno e dobbiamo rimandare indietro pazienti o familiari che hanno smesso farmaci costosi ma di largo consumo (si pensi alla terapia ponte per gli scoagulati). Inserire una norma che vincoli a un controllo di qualità e scadenza il medico detentore di queste confezioni eviterebbe sprechi e salverebbe vite, credo senza contraccolpi economici per i distributori».

Mauro Miserendino

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