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Politica e Sanità

18 Gennaio 2019

Consiglio e consulenza in libera professione: nuove prospettive dal Codice deontologico


La libera professione viene non di rado indicata come una risposta alle difficoltà occupazionali e, a livello complessivo, stando ai dati Istat, risulta in costante aumento, pur con variabilità mensili. Quale è la situazione tra i farmacisti? Quali sono le attività e i vincoli che occorre osservare? Ne abbiamo parlato con Maurizio Cini, presidente Asfi e professore all'Università di Bologna, a cui abbiamo sottoposto anche le indicazioni che emergono dal Commentario della Fofi al codice deontologico, diffuso a fine novembre.

In particolare, il riferimento è all'art. 15 "Attività di consiglio e di consulenza", che nel Commentario riceve una interpretazione in chiave più ampia: «Il D.Lgs. 206/2007, che recepisce la direttiva comunitaria 2005/36/CE, all'art. 51, lett. g), tra le attività di competenza del farmacista, prevede espressamente la "diffusione di informazioni e consigli sui medicinali in quanto tali, compreso il loro uso corretto". Tale attività consulenziale» si legge «può essere erogata come prestazione libero-professionale, in spazi appositamente adibiti all'interno della farmacia o anche in uno studio al di fuori della stessa, e il farmacista può chiedere un onorario come corrispettivo dell'attività svolta; si pensi, per esempio, ai settori della nutraceutica, dei prodotti destinati ad una alimentazione particolare e degli integratori, nonché della fitoterapia, ovvero ancora del benessere e dei corretti stili di vita».

«Nell'interpretazione» è il commento di Cini «c'è una visione estesa delle attività consulenziali» anche prendendo atto di un interesse, una propensione dei farmacisti «verso il consiglio nutrizionistico. Poiché la norma richiamata (D.Lgs. 206/2007) parla espressamente di medicinali, nel momento in cui si prestano tali attività, in farmacia o in uno studio privato, è opportuno fare comunque riferimento all'ambito delle cure farmacologiche, soprattutto, per esempio in tema di interazioni, in maniera tale che non possa essere smentita la legittimità della prestazione consulenziale». Con una ulteriore attenzione: «non invadere il campo delle altre professioni» mentre, per quanto riguarda il compenso «va ricordato che può essere fissata liberamente, in una misura adeguata all'importanza dell'opera, ma va indicato in forma scritta o digitale al momento del conferimento dell'incarico».

Tante sono quindi le possibilità per chi si vuole affacciare alla libera professione: «Oltre a quanto già detto, per fare solo alcuni esempi, si può pensare ad analisi sui farmaci, all'interno di un laboratorio, così come alla consulenza libero professionale in cliniche, case di cura, studi medici, e così via così». E al riguardo, «c'è da rilevare che uno degli emendamenti presentati al Ddl Semplificazioni (De Bonis) richiama la necessità della presenza del farmacista "in tutte le strutture sanitarie private, ove sono utilizzati farmaci": qui "l'approvvigionamento, la conservazione, l'allestimento e la distribuzione degli stessi deve avvenire sotto la responsabilità di personale farmacista opportunamente inquadrato nell'organigramma secondo le dimensioni della struttura". L'iter sarà certamente da seguire.

Francesca Giani

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