Antibiotici, Rapporto Aifa: uso scorretto oltre 30% dei casi e in età pediatrica
Nel 2018 l'uso non corretto degli antibiotici è diminuito ma è rimasto in oltre il 30% dei casi di tutte le condizioni cliniche e nella fascia pediatrica: il rapporto dell'Aifa
Nel corso del 2018 l'uso non corretto degli antibiotici è diminuito ma è rimasto in oltre il 30% dei casi di tutte le condizioni cliniche e nella fascia pediatrica, sotto i 6 anni, un bambino su due ha ricevuto una prescrizione di antibiotici e 4 volte su 10 non è stato scelto quello di prima linea. Sono alcuni dei dati forniti dal rapporto "L'uso degli antibiotici in Italia 2018" dell'Agenzia italiana del farmaco (Aifa), presentato oggi a Roma. Da un confronto con i dati dell'anno 2017 emerge come tutti i tassi di inappropriatezza nell'uso degli antibiotici siano in calo anche se ancora oltre il 30% in tutte le condizioni cliniche studiate (influenza, raffreddore comune, laringotracheite, faringite e tonsillite, cistite non complicata e bronchite acuta). Fa eccezione la bronchite acuta in cui l'impiego inappropriato si è ridotto dal 32,9% del 2017 al 29,8% del 2018.
Quanto alle prescrizioni, il 75,2% degli antibiotici viene prescritto dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta e dispensati in farmacia con ricetta rossa; l'8,9%, invece, da strutture sanitarie pubbliche e usate all'interno delle stesse o al domicilio del paziente. Ma c'è anche un 15,9% di antibiotici acquistati dal cittadino in farmacia a proprie spese e non a carico del Servizio sanitario nazionale. Il focus sulla fascia pediatrica ha evidenziato che un bambino su due con meno di 6 anni ha ricevuto, nel corso del 2018, almeno una prescrizione di antibiotici che risultano i farmaci più prescritti nella popolazione pediatrica. Inoltre, 4 volte su 10 non vengono scelti antibiotici di prima linea, che sono quelli da utilizzare in prima istanza per una specifica condizione clinica, anche perché consentono di ridurre il rischio di reazioni avverse e lo sviluppo di resistenze batteriche. In particolare, segnala il Rapporto Aifa, l'associazione amoxicillina/acido clavulanico è l'antibiotico più utilizzato sia in ambito territoriale che ospedaliero, laddove potrebbe essere indicata la sola amoxicillina, che ha uno spettro d'azione più selettivo e ha quindi un minor impatto sulle resistenze. E ciò è particolarmente evidente nella popolazione pediatrica. In contrasto, per altro, "con l'indicazione contenuta in molte linee guida, secondo la quale l'amoxicillina è considerata la terapia di prima scelta per il trattamento in ambito territoriale delle infezioni batteriche più frequenti in pediatria, quali la faringotonsillite streptococcica e l'otite media acuta".
In generale il rapporto Aifa fotografa un maggior consumo di antibiotici nelle fasce di età estreme, con un livello più elevato, appunto, nei primi 6 anni di vita e dopo i 75 anni. Si registra anche un utilizzo più frequente di antibiotici per le donne nelle fasce d'età intermedie e per gli uomini in quelle estreme. E se la più alta prevalenza d'uso degli antibiotici nei bambini e negli anziani è dovuta alla maggiore incidenza di malattie infettive, il più frequente utilizzo di antibiotici per le donne nelle fasce d'età intermedie è verosimilmente correlato al trattamento delle infezioni delle vie urinarie. Il più frequente utilizzo per gli uomini in quelle estreme può essere ricondotto al trattamento di sovrainfezioni batteriche nei pazienti con broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco).
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