Farmaci e dintorni
17 Novembre 2011Il governo deve impegnarsi «a fermare l''introduzione della pillola dei 5 giorni dopo». È questa una delle richieste contenute nella mozione bipartisan depositata ieri al Senato da Laura Bianconi (Pdl) e Claudio Gustavino (Pd), in qualità di primi firmatari. «Il via libera da parte del Consiglio superiore di sanità a questa pillola per la contraccezione d''emergenza è un ulteriore passo verso la trasformazione dell''aborto in contraccezione. Per questo motivo chiediamo al governo risposte certe, al fine di evitare che ciò accada» spiegano in una nota. Secondo i due senatori ulipristal acetato è un farmaco potenzialmente in grado di provocare un aborto. «Il test di gravidanza da esibire al momento dell''acquisto» continuano «dà esito positivo solo 8-9 giorni dopo la fecondazione, quando l''embrione si è già annidato nell''utero. Quindi se c''è stata fecondazione ma l''embrione non si è annidato, il test fatto entro il quinto giorno (così come indicato dal Css) sarà comunque negativo, anche se la gravidanza esiste e gli effetti del farmaco non sarebbero contraccettivi ma abortivi». La molecola alla base della pillola dei cinque giorni dopo, concludono «appartiene allo stesso gruppo farmacologico della Ru486 e il meccanismo d''azione praticamente sovrapponibile. Le donne devono essere informate che questo non è un banale contraccettivo ma un potenziale farmaco abortivo che, se si deciderà di mettere in commercio, dovrà seguire le linee guida adottate per la Ru486».
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