Farmaci e dintorni
23 Dicembre 2011È compito dei pediatri supportare le scelte dei genitori sugli alimenti più adatti all’infanzia, superando le attrattive di tante pubblicità persuasive che quotidianamente appaiono sui giornali italiani e internazionali, che parlano, non sempre in modo appropriato, di baby food. Sul tema, e con queste conclusioni, è intervenuto Giuseppe Mele, presidente della Fimp, che a Istanbul nel corso della seduta plenaria dell’Alleanza strategica in pediatria, ha espresso di una preoccupazione medica ormai diffusa. La posizione espressa, scrive la federazione in una nota, è condivisa dai maggiori specialisti europei e punta a far chiarezza in quella che non è una sfida commerciale, vale a dire chi vende di più all’interno del “segmento infantile”, bensì un’attenzione di grande rilevanza sanitaria. «Le famiglie europee sono raggiunte da messaggi che tendono a presentare come baby food, cibi e alimenti sui quali non esiste chiarezza tossicologica e scientifica. La pediatria europea desidera ricordare alle famiglie e alle industrie che solo il pediatra è garante dell’equilibrio nutrizionale di singoli alimenti». Dolci, omogeneizzati, carni, pesci, prodotti di trasformazione, cereali: le caratteristiche di correttezza nutrizionale e la sicurezza tossicologica dei baby food sono garantite dal decreto 8/2009, che ha recepito la direttiva europea 2006/141/Ce. La Fimp assume il ruolo di autentico soggetto di garanzia nei confronti dei genitori e delle famiglie: «Nell’immediato futuro» ha aggiunto infatti Mele «l’azione dei pediatri italiani diventerà ancor più specifica, avviando un analisi sistematica di cibi e prodotti alimentari indirizzati all’infanzia per verificare le effettive composizioni alimentari. Questo per registrare l’eventuale presenza di componenti dannose per la salute dei più piccoli e per salvaguardarli nel momento più delicato del loro sviluppo».
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