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Farmaci e dintorni

25 Gennaio 2013

Prescrizioni inappropriate ad anziani: meno rischi con corsi mmg


Fans, antiaritmici, antidepressivi: sono farmaci la cui somministrazione negli anziani può determinare gravi effetti collaterali, fino a provocare ospedalizzazioni o decessi. Ma un programma educativo rivolto ai medici di famiglia può portare questi ultimi a ridurre la prescrizione di medicinali potenzialmente lesivi negli assistiti di età più avanzata. Lo dimostrano i risultati di una ricerca, apparsa su Drugs Aging, svolta dalla Ausl di Parma in collaborazione con la regione Emilia Romagna e la Thomas Jefferson University di Philadelphia. L’attività dei 303 medici di famiglia della Ausl di Parma e la loro attività prescrittiva in favore dell’intera popolazione ultrasessantacinquenne della stessa città (circa 90 mila persone) è stata monitorata per 2 anni da un’équipe multidisciplinare. Ai medici è stata fornita una lista di farmaci da evitare e un elenco di possibili alternative; inoltre, sono state svolte riunioni annuali per analizzare i dati relativi alle prescrizioni potenzialmente inappropriate; infine, sono state organizzate sessioni educazionali mediante lezioni accademiche e studio di casi clinici. Si è poi proceduto alla rilevazione quadrimestrale del tasso di esposizione a farmaci potenzialmente pericolosi, dal basale a fine intervento. Per evitare bias ed effetti confondenti, le prescrizioni di questo gruppo di medici sono state messe a confronto con quelle effettuate da 325 medici di famiglia di una Ausl vicina, quella di Reggio Emilia, simile anche per numerosità di anziani. Al termine dei 2 anni di osservazione è stato riscontrato che il tasso di prescrizioni di farmaci potenzialmente pericolosi per la salute degli anziani a Parma era diminuito del 31,4% rispetto a Reggio Emilia, dove la riduzione era del 21,6% . «La differenza del 10% significa che a 608 anziani sono stati evitati gli effetti potenzialmente tossici di questi farmaci», soprattutto Fans e digossina, ha spiegato Stefano del Canale della Ausl di Parma, secondo il quale «quello effettuato è un''importante intervento di salute pubblica» replicabile in altre realtà.

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