Farmaci e dintorni
27 Febbraio 2013La statunitense Preventive services task force (Uspstf), al termine di una estesa revisione, ha concluso che non ci sono evidenze sufficienti a consigliare la supplementazione di calcio e vitamina D per la prevenzione delle fratture negli uomini e nelle donne in premenopausa. Ci sarebbero invece sufficienti motivi per vietare l’integrazione nelle donne in postmenopausa. La posizione della task force è stata pubblicata sugli Annals of internal medicine online il 26 febbraio per allertare i medici a valutare diverse fonti prima di decidere per una eventuale prescrizione. «I clinici devono comprendere l’evidenza» ha scritto per la Uspstf Virginia A. Moyer, del Baylor college of medicine a Houston, Texas, «ma devono anche individualizzare la loro decisione su uno specifico paziente o situazione». Questo cambio d’indicazione rispetto ai supplementi di calcio e vitamina D è frutto di 2 revisioni sistematiche e di una metanalisi sugli effetti della vitamina D, con o senza calcio, sulla salute ossea degli adulti non istituzionalizzati. Dai risultati combinati non sono emersi effetti sulla frequenza di fratture della doppiasupplementazione. Analogamente non sono emerse evidenze circa l’uso della vitamina D da sola sul rischio di frattura. A questi dati va aggiunto quanto emerso dal Women''s health initiative, studio su 36.282 donne sane in postmenopausa: un lieve increment del rischio di nefrolitiasi associate alla doppia supplementazione. Un rischio minimo, hanno cocnluso gli esperti, ma rilevante a fronte di benefici non ancora dimostrati.
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