Politica e Sanità
16 Novembre 2011In un commento a uno studio di prossima pubblicazione sulla rivista Annals of oncology, Umberto Tirelli, direttore del dipartimento di Oncologia medica all''Istituto nazionale dei tumori di Aviano, propone di classificare i farmaci biologici anticancro in gruppi diversi a seconda del loro impatto sulla sopravvivenza del paziente, e in base a questo regolarne i costi. L''idea esposta dall''oncologo è quella di classificare i farmaci in tre gruppi, A, B e C. Nel primo gruppo - spiega - andrebbero inclusi ad esempio l''imatinib, usato con successo contro la leucemia mieloide cronica, che ha aumentato molto la sopravvivenza dei malati. Nel gruppo B invece il rituximab e il trastuzumab, impiegati per i linfomi e il cancro al seno, che hanno un impatto abbastanza buono sulla sopravvivenza. Nel gruppo C infine l''erlotinib, il gefitinib, il cetuximab e il bevacizumab, indicati per esempio nel cancro del polmone e quello gastrointestinale, la cui efficacia è piuttosto bassa e limitata a poco tempo. Di conseguenza - continua Tirelli - il costo di questi farmaci dovrebbe essere basso, visto il loro basso impatto sulla sopravvivenza. Quelli di gruppo A dovrebbero costare di più, vista la loro larga efficacia, e quelli del gruppo B stare nel mezzo. In questo modo, secondo Tirelli, le industrie farmaceutiche sarebbero spinte a studiare e cercare - prosegue - un farmaco dal forte impatto, che faccia la differenza. Ora invece molti farmaci biologici, anche se di poca efficacia, vengono approvati e messi in commercio comunque.
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