Farmaci e dintorni
26 Aprile 2013Si alza la soglia di attenzione delle Agenzie regolatorie europee e americana, verso gli integratori contenenti dimetilamilamina (dmaa) e alchilbenzene la cui distribuzione nei mercati è tuttora attiva nonostante i divieti già esistenti. La Food and drug administration (Fda) ha, infatti, deciso di attivarsi lanciando l''allerta dopo l''arrivo di 86 segnalazioni di casi di problemi di salute e morti legati al consumo di prodotti contenenti dmaa. L’ente americano ha scritto a 11 aziende che la utilizzano, precisando che i prodotti con dmaa sono illegali. Tutte tranne una, hanno deciso di non venderli più. Contemporaneamente ha esortato i consumatori a non comprare questi prodotti, e controllarne le etichette, poiché la sostanza può avere altri 10 possibili nomi, come metilexanamina, estratto di radice di geranio, olio di geranio, 1,3 dimetilamilamina, pentilamina, geranamina, fortano, 2-amino-4-metilexano. Già lo scorso anno il Dipartimento della difesa americano aveva rimosso tutti i prodotti contenenti dmaa dai negozi delle basi militari dopo la morte di due soldati di 22 e 32 anni che hanno avuto un infarto mentre facevano esercizi fisici. Possono, infatti causare problemi cardiovascolari, infarto, ipertensione, respiro corto tuttavia vengono assunti per migliorare le performance atletiche o per perdere peso. Non a caso, nel 2009 la sostanza è stata messa al bando dall''Agenzia mondiale antidoping (Wada) tuttavia continua a circolare, per altro anche in Europa, dal momento che si può acquistare su internet. Come dimostrano i numerosi allerta, tra cui un paio dalle autorità spagnole e svedesi, arrivati al Rasff, il sistema europeo di allerta rapido sul cibo, gli integratori alimentari contenenti dmaa, provenienti da Usa e Canada, continuano a essere distribuiti nell''Ue. Ma la dmaa non è l’unica sostanza nel mirino delle autorità competenti, anche l’alchilbenzene ha destato preoccupazioni, a lanciare l’allarma un gruppo di ricercatori di Milano e di Wageningen, nei Paesi Bassi, i quali in uno studio pubblicato su Food and nutrition sciences, hanno riscontrato in alcuni integratori vegetali la presenza della sostanza, vietata nell''Unione Europea. I ricercatori hanno riscontrato che in una parte dei prodotti analizzati, a base di basilico, finocchio, noce moscata, sassofrasso, cannella, calamo o i loro oli essenziali, la quantità di alchibenzene era paragonabile a quella che, nelle sperimentazioni cliniche sugli animali, fa aumentare i casi di cancro al fegato. «Il problema» spiega Silvana Gaetani, docente di Farmacologia presso l''università La Sapienza di Roma «è che gli integratori in commercio non devono passare gli stessi test di sicurezza dei farmaci, la normativa per loro è più blanda. C''è un mercato molto affermato, ma spesso privo di evidenze scientifiche».
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