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Farmaci e dintorni

13 Novembre 2013

Etichette più stringenti sull''uso pediatrico riducono eventi avversi


Uno studio comparso su Pediatrics, ha rilevato che il ritiro dal mercato americano di farmaci contro la tosse e il raffreddore e la successiva reintroduzione ma con etichette aggiornate sulla sicurezza d''uso, si è associato a una sensibile diminuzione delle visite dei bambini ai pronto soccorso per reazioni avverse ai farmaci. Nell’ottobre del 2007, le aziende produttrici ritirarono di propria iniziativa dal mercato americano i farmaci da banco a somministrazione orale indicati per combattere tosse e raffreddore nei bambini fino ai due anni di età. Un anno dopo, i produttori annunciarono una revisione della classificazione di questi farmaci sconsigliandone l’utilizzo al di sotto dei quattro anni. Un gruppo di ricercatori dei Cdc di Atlanta ha analizzato le visite nei dipartimenti di emergenza dovute agli effetti avversi a questi medicinali e ha così mostrato l’efficacia di questi due interventi. È rimasto tuttavia rilevante il problema delle ingestioni di farmaci assunti in modo autonomo dai bambini, che avevano evidentemente eluso una troppo blanda supervisione dei genitori. In generale, secondo una ricerca dell''università di Liverpool pubblicata su Bmc medicine, le reazioni avverse ai farmaci per uso pediatrico sono circa il 6,2% e raddoppiano quando vengono utilizzati per indicazioni diverse da quelle autorizzate. «L''uso di medicine off-label è una pratica comune in pediatria e il problema delle reazioni è noto; – ha dichiarato Gian Vincenzo Zuccotti dell''università degli Studi di Milano - la maggioranza dei medicinali somministrati ai bambini non è stata testata in età pediatrica e i rischi di reazioni avverse aumentano. Si va di comuni antibiotici ai farmaci più specifici, come diuretici, neurologici e cardiaci». Il professore ricorda però che un nuovo regolamento europeo ha introdotto l''obbligo di valutare le nuove molecole farmacologiche anche sui bambini: «ma gli effetti si vedranno molto più avanti. Oggi il pediatra deve recuperare da studi clinici precedenti le posologie più o meno adeguate per questa fascia di età».

Renato Torlaschi

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