Farmaci e dintorni
15 Aprile 2014Si è concluso domenica a Londra l''International liver congress con l’appello a prestare attenzione a tutte le sostanze che possono danneggiare, anche gravemente il fegato. Tra i farmaci gli imputati principali sono gli antibiotici, ma attenzione anche ai prodotti a base di erbe, spesso e a torto ritenuti innocui. Le stime parlano di 12-19 persone ogni 100mila che sviluppano un problema al fegato in seguito all’assunzione di farmaci, e di questi il 10% non sopravvive. Circa un terzo dei casi (31,9%), ha spiegato Dominique Larrey, epatologo della scuola di medicina di Montpellier, riguarda gli antibiotici, con in testa l''associazione amoxicillina e acido clavulanico che da sola conta il 23% dei casi, mentre le herbal medicines provocano il 9% delle segnalazioni, e forse anche di più, dato che la maggioranza dei pazienti le assume senza informarne il proprio medico. «C''è una grande preoccupazione» ha detto Mario Mondelli, infettivologo del policlinico San Matteo di Pavia «perché le erbe possono essere direttamente tossiche o esserlo per i metodi di estrazione, per i principi attivi che non sono mai puri e per i dosaggi che non sono controllati». Su questo interviene Fabio Firenzuoli, direttore del Centro di medicina integrativa Azienda ospedaliero-universitaria Careggi, «danni epatici anche gravi da sostanze di origine naturale sono possibili, anche ben conosciuti e denunciati non da ora, però le piante e le sostanze naturali note come epatotossiche in realtà sono proibite e non si trovano nei prodotti in commercio. Il problema» precisa l’esperto «non è tanto relativo ai medicinali e integratori a base di erbe quanto piuttosto agli intrugli che molti pazienti si preparano da soli a livello domestico oppure al cattivo uso che possono fare anche di buoni integratori. Un''insidia invece da molti trascurata è quella relativa alle interazioni tra prodotti naturali e farmaci: per questo il paziente già in terapia farmacologica dovrebbe sempre avvertire il medico curante dell''assunzione di prodotti a base di erbe». Un concetto, questo delle interazioni, ribadito anche nel corso del 27° congresso della Società italiana allergologia, asma ed immunologia Clinica (Siaaic), alla luce del crescente consumo di prodotti a base di piante medicinali in Italia che sta facendo aumentare anche il rischio di reazioni allergiche indesiderate e poco conosciute. I fitoestratti si trovano in gomme da masticare, collutori, dentifrici, tisane e integratori, tutti prodotti di uso comune ma non registrati e commercializzati come farmaci. «Molti pazienti, non avendo bisogno di prescrizione medica per comprarli, li assumono in totale libertà, senza consultare il proprio medico» ha detto Sebastiano Gangemi, direttore della Scuola di specializzazione in Allergologia e immunologia clinica presso l''università di Messina «Eppure questi prodotti contengono principi farmacologicamente attivi, che possono interferire con farmaci che il paziente già usa, aumentandone la tossicità o riducendone l''efficacia». Si osservano così dermatiti da contatto da calendula, achillea millefoglie, ippocastano, aloe africana e curcuma, fino a più seri danni al cavo orale, come segnala la Siaaic, causati da cannella e camomilla presenti in chewing gum e travel gum. (E.L.)
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