Farmaci e dintorni
28 Gennaio 2015Oltre il 10% dei pazienti trattati con acido acetilsalicilico nell'ambito di un progetto di prevenzione primaria delle malattie cardiovascolari sarebbe protagonista di una prescrizione inappropriata. Lo rivela uno studio pubblicato sul Journal of the american college of Cardiology condotto su 68.808 pazienti e i dati clinici estratti dal National cardiovascular disease registry practice innovation and clinical excellence (Pinnacle) registry. Se è stata ampiamente dimostrata l'utilità dei farmaci anti-trombotici, incluso l'acido acetilsalicilico, nel ridurre mortalità e ricorrenza di eventi patologici nei soggetti con pregressa malattia cardiovascolare, la valutazione circa l'impiego in caso di fattori di rischio ma in persone senza precedenti di infarto, ictus o fibrillazione atriale non è univoca a causa dell'incertezza sul preciso rapporto beneficio/rischio. A questo proposito, le linee guida dell'American heart association definiscono inappropriata la raccomandazione di assumere acido acetilsalicilico in presenza di un rischio cardiovascolare presunto inferiore al 6% nei dieci anni successivi. I ricercatori statunitensi, che hanno esaminato le abitudini prescrittive in prevenzione primaria cardiovascolare tra il 2008 e il 2013, hanno scoperto che al 12% dei pazienti è stata raccomandata una terapia inappropriata di acido acetilsalicilico. Una circostanza che ha interessato soprattutto le donne (17% versus 5% negli uomini) e i soggetti più giovani (fino a 16 anni prima rispetto a coloro per i quali il farmaco è indicato). Il problema nasce dal fatto che l'acido acetilsalicilico, assunto anche a basse dosi e a giorni alterni, non riduce statisticamente il rischio di un primo infarto ma aumenta quello di sanguinamento gastrointestinale e di ictus emorragico. Tanto che la Food and drug administration ha recentemente negato una richiesta di commercializzazione di acido acetilsalicilico per la prevenzione primaria cardiaca ed emesso un avviso pubblico sui possibili eventi avversi. Ad analoghe conclusioni è giunto il Women's health study, condotto su 27.939 donne che hanno assunto 100 mg di acido acetilsalicilico o un placebo, a giorni alterni per un certo periodo di tempo. A posteriori è emerso che il farmaco ha incrementato il rischio di sanguinamento gastrointestinale e portato solo a un trascurabile calo di eventi cardiaci e neoplasie del colon-retto.
Perché interessa il farmacista: dal momento che l'acido acetilsalicilico è disponibile a basso costo, anche come farmaco da banco, andrebbe evitato un uso improprio nell'ambito della prevenzione primaria.
Marvi Tonus
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