Farmaci e dintorni
12 Marzo 2015«Purtroppo a oggi non esistono trattamenti in grado di curare in modo definitivo la sclerosi multipla (SM), ma negli ultimi anni sono stati compiuti notevoli progressi e oggi abbiamo a disposizione numerose opzioni terapeutiche in grado di intervenire sui meccanismi patogenetici alla base della malattia, modificandone in senso positivo il decorso». A parlare, in un incontro a Milano, è Giancarlo Comi, direttore dell'Istituto di neurologia sperimentale dell'Ospedale San Raffaele-Univeristà Vita-Salute di Milano. Tra le opzioni citate vi è il dimetilfumarato, terapia orale di prima linea per il trattamento della SM recidivante-remittente (la forma più frequente, che colpisce l'80-90% dei pazienti) di cui l'Aifa ha da poco approvato la rimborsabilità. Finora «nel mondo oltre 135mila pazienti sono stati trattati con questo farmaco. I numerosi dati clinici disponibili ne hanno dimostrato l'efficacia nel ridurre la frequenza delle recidive e la progressione della disabilità: due risultati con impatto notevole sulla storia della malattia e sulla qualità di vita di pazienti». Altri aspetti innovativi, aggiunge Comi, sono costituiti dal buon profilo di sicurezza e dalla tollerabilità. «Si ritiene che il nuovo farmaco attivi uno specifico meccanismo di difesa dell'organismo, la via del fattore Nrf-2, che contrasta l'infiammazione e lo stress ossidativo in corso di SM» interviene Carlo Pozzilli, ordinario di Neurologia presso l'Università La Sapienza di Roma. «Le lesioni della guaina mielinica hanno un'iniziale natura infiammatoria che può evolvere in fase avanzata di malattia a perdita di tessuto nervoso e danno irreversibile: la via del fattore Nrf-2, agendo nella fase infiammatoria, riduce l'evoluzione delle lesioni in fase cronica, ritardando le recidive di malattia e la progressione di disabilità». I dati clinici su dimetilfumarato derivano da due studi principali, ricorda Comi: il Define, contro placebo, condotto su 1.600 pazienti, da cui è emersa una riduzione del 53% della frequenza degli attacchi, del 90% delle lesioni attive e del 38% della disabilità a 2 anni; il Confirm, con un terzo braccio di confronto con glatiramer acetato, dove è emersa una superiorità di dimetilfumarato nella ridurre le lesioni attive. «Il nuovo farmaco» concordano Pozzilli e Comi «è utile non solo nei pazienti all'esordio della patologia ma anche in soggetti che non tollerano o non sono responsivi alle terapie iniettive oggi maggiormente utilizzate». (A.Z.)
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